
“Niente contiene più stereotipi della maternità.” Inizia con queste parole il libro Madri, comunque di Serena Marchi. Qualcuno si sente di contraddirla? Sicuramente no! Gli stereotipi sulla maternità sono tanti, ci fanno stare male perché ci vengono rinfacciati o si sono annidati nella nostra coscienza, creando un modello a cui sentiamo di dover aderire ma non fa per noi. Questi stereotipi ci fanno stare male? Difendiamoci!
Riconoscere gli stereotipi per affrontarli
Come madre ho imparato che il modo migliore per affrontare le cose è iniziare a dargli un nome. L’ho fatto con i bambini quando crescendo sono passati attraverso emozioni forti come la rabbia o l’odio e abbiamo iniziato a identificarle per capire come affrontarle.
Quali sono gli stereotipi delle mamme? Ce ne sono tanti e lo capisci appena diventi madre. “Tutti ti dicono che è la cosa più bella che potesse capitarti, ora sei una donna completa, felice, forte, devi comportarti così, meglio fare in questo modo, meglio nell’altro. Come dicono loro. Perché si fa così, da sempre” (da Madri, comunque).
La stessa idea di dover diventare madre per forza è uno stereotipo che fa stare male tante donne. Blocca carriere, impone pause di maternità in vite che non vorrebbero fermarsi, costringe a matrimoni e ad affrontare la domanda più odiosa: “Quando arriva un bambino?”
Dal diventare madre all’essere una brava mamma
Molte di noi sono cresciute con l’idea imposta di dover un giorno diventare madri. Questo retaggio culturale secondo alcuni ha contaminato tutta una produzione di false esigenze passate dalla moda e dai media per rendere le donne più belle e aumentare le possibilità di diventare madri trovando un uomo. Opinione forse discutibile, ma è ben chiaro che l’industria della bellezza punta ha un solo stereotipo come obiettivo: bella, magra, attraente, desiderata.
Se prima di diventare madre una donna può ancora pensare che mettere al mondo un figlio la salverà da tutte le critiche, dovrà purtroppo cambiare idea già durante i mesi della gravidanza e scontrarsi con il mito della brava mamma.
La brava mamma non si allontana dai suoi compiti fino al giorno prima del parto, allatta al seno, dimagrisce poco dopo la nascita del neonato, di cui si occupa interamente da sola. Il tutto avviene senza far mai mancare nulla al marito. In pratica la brava mamma ha lo stile di vita delle donne del dopo guerra e ignora ogni soluzione alternativa. Guai ad allontanarsi dal modello, pena la critica generale sulla povera vittima.
Cosa fa la brava mamma?
Quando i figli crescono, purtroppo la situazione non migliora. La lista di abilità e caratteristiche della brava mamma cresce con la crescita dei bambini.
Facciamo una lista di luoghi comuni sulla brava mamma?
- La brava mamma non ha figli con difficoltà scolastiche o di apprendimento
- non si pente di avere avuto dei figli
- non porta i bambini al nido, al pre o al post scuola
- non divorzia
- ha una casa sempre perfettamente in ordine
- cucina tutto in casa
- i suoi figli non fanno capricci, mangiano tutto e non hanno mai avuto problemi a dormire
- soprattutto non delega le cure del bambino al padre
Basta leggere queste frasi per rendersi conto di come queste critiche ignorino la costituzione, le ricerche scientifiche, i diritti delle donne e siano totalmente inutili.
Le mamme sono cambiate
Basterebbe leggere una analisi Istat sulla composizione delle famiglie di oggi per capire quanto sono cambiate le mamme. Non c’è più un solo modello di famiglia, perché dovrebbe esserci un solo modello di mamma?
Oggi ci sono mamme che possono aspirare a una carriera, perché dovrebbero stare a casa? Oggi la scienza e la tecnologia hanno permesso di colmare tutte quelle lacune che un tempo erano un dramma. Quarant’anni fa il latte artificiale costava molto e per questo si faceva di tutto per evitarlo, compreso diluire con acqua il latte di capra e cercare una balia che allattasse. Adesso i tempi sono cambiati.
Sono cambiate le donne che diventano madri, ma non è cambiato l’atteggiamento ossessivo di chi tende a criticare le mamme. Spesso sono madri a loro volta e non hanno la minima intenzione di consigliare la loro vittima seppur in malo modo, ma partono con la chiara idea di primeggiare. Questa prospettiva di interpretazione potrebbe essere l’unico modo per contrastare chi ci critica.
Difendersi dal falso mito della brava mamma
Dico sempre ai miei figli che la nostra vita è una combinazione tra le tante che ci potevano capitare. In parte questo pensiero ci aiuta a riconoscere le cose per cui possiamo ritenerci fortunati, ma anche a comprendere la visione di chi è capitato in una vita diversa. Il mio scopo è insegnare ai miei figli a non criticare e a non lasciarsi abbattere dalle critiche.
La ‘brava mamma’ non so se esista davvero e sinceramente non mi interessa. In questi anni gli unici a dirmi che ero una brava mamma sono stati i miei figli. Per loro ero brava: li facevo sentire bene. Come arrivare a quello stato di benessere e serenità è stato un gioco di equilibri in cui dovevo incastrare gli elementi a disposizione e cercare la soluzione adatta a noi.
Ho capito che il concetto della brava mamma era limitato al rapporto tra me e i miei figli quando ciò che mi veniva spontaneo fare era l’opposto di quello che facevano le altre mamme. Tutte comprava la carrozzina e io solo la fascia. Tutte avevano una lista del corredino di tre pagine e io solo tre cose. Tutte sapevano come far venire il latte materno e io ho trovato il mio equilibrio tra tiralatte e latte artificiale (per il primo figlio, per il secondo potevo allattare la nursery).
Andare contro il mito della brava mamma non significa fare la sovversiva. Ho semplicemente scelto un solo punto di riferimento autorevole ignorando pseudo-consigli basati sul nulla: il mio riferimento era la pediatra e ascoltavo solo lei. Ho seguito le tabelle di svezzamento, ho dato la carne, ho vaccinato, ho usato i pannolini lavabili, il ciuccio e ho fatto dormire mio figlio nel lettone finché ha scelto lui di andarsene.
Imporre dei limiti
Quando ho avuto il mio primo figlio c’è stata una persona in particolare che mi ha riempita di critiche fino allo sfinimento. Alla nascita del secondo figlio la replica è stata ancora più agguerrita. Le mie scelte che a lei non piacevano erano tante, troppe. I miei figli però crescevano bene, erano sereni e il pediatra era ancora il mio unico riferimento.
Ero così convinta che quelle critiche fossero solo una visione personale e un tentativo di mettersi in concorrenza che ho deciso di imporre dei grossi limiti. Non era una persona che potevo evitare, almeno fisicamente. Potevo proteggermi dalle critiche smettendo si espormi: questo ha significato in pratica smettere di raccontare quello che sapevo non le sarebbe piaciuto. Discutere non sempre serve. Secondo me a volte è meglio mettere in mezzo una pausa di silenzio e restare ognuno della propria opinione.
Il mio motto è: non mollare mai! Che sentiate la voce di un istinto materno o che questo non ci sia mai stato, fate quello che vi fa stare bene e che ritenete giusto per i vostri figli.
Libro: Madri, comunque
Il libro che ho citato all’inizio è una raccolta di storie in cui mamme di origini diverse si raccontano. Vi consiglio di leggerlo perché è interessante capire il punto di vista di una donna che si pente della maternità, di chi ricorre alla maternità surrogata, uomini che si trovano a fare da madre, madri in affido. E’ un panorama davvero variegato che vale la pena capire perché ci circonda: è il nostro mondo.
Madri, comunque
Serena Marchi
Fandango Libri
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