
Perché questo bambino non sta mai fermo? Perché non rispetta le regole? Sono tanti i genitori che arrivano a porsi queste domande e il dubbio che ci sia qualcosa che non va è sempre presente. Qualcuno ha paura: cosa vuol dire la diagnosi di iperattività e ADHD? Qualcuno invece la cerca perché è il percorso che può aiutare questi bambini.
Un libro su iperattività e ADHD
Chiara Gambino ha scritto il libro La felicità non sta mai ferma in cui racconta la sua storia con un figlio a cui hanno diagnosticato iperattività e ADHD. È una storia di coraggio, quello di Chiara che vuole aiutare suo figlio e riscattarlo da chi non capiva le sue difficoltà. È una storia che darà fiducia a chi sta seguendo lo stesso percorso di Chiara con il proprio figlio. È una storia di successo: quando scuola e famiglia collaborano, iperattività e ADHD fanno meno paura.
La storia di una mamma
ADHD e iperattività sono argomenti trattati in diversi saggi, ma questo è il primo romanzo che racconta l’iperattività da parte di chi l’ha vissuta come genitore. A volte sono gli insegnanti a rilevare qualche difficoltà nel comportamento dei bambini e suggeriscono ai genitori di richiedere una valutazione per sospetta iperattività e ADHD, ma la prima risposta che ricevono è lo sgomento, la paura di queste sigle e di una diagnosi. Nessun percorso funziona bene se non inizia dalla consapevolezza dei genitori che ci sia un problema, affrontando il tema senza paura, come ha fatto Chiara con il figlio Leo.
Perché la diagnosi di ADHD e iperattività non deve fare paura?
Ho posto questa domanda a Chiara Gambino, durante la sua presentazione del libro a Milano. Ho visto una famiglia nella classe di uno dei miei figli, cambiare scuola al bambino perché la maestra aveva suggerito di fare una valutazione per ADHD. La mamma in questione si è spaventata, non ha voluto ascoltare quando nel gruppo dei genitori le abbiamo detto che era a beneficio del figlio, e ha preferito portarlo via. Chiara è il caso opposto: è stata lei a richiedere la valutazione e a proseguire per la certificazione perché quello era il primo passo per togliere da suo figlio Leo il giudizio di “maleducato” e fare capire quanto soffra lui per primo di questa condizione.
Cosa ha cambiato la certificazione di iperattività e ADHD?
Tra i falsi miti sulle certificazioni legate all’apprendimento, c’è quello che gli insegnanti spingano a fare avere le certificazioni per potersi sollevare dal compito di insegnare a un bambino con difficoltà. Più che un falso mito è proprio una cattiveria, ma temo che molti la credano vera. Ho chiesto a Chiara cosa ha significato la certificazione in pratica e se veramente gli insegnanti hanno un carico di lavoro alleggerito in questi casi. “Assolutamente no!” mi ha risposto. Per gli insegnanti è un lavoro in più, un programma scolastico in più.
In pratica la certificazione comporta un programma differenziato, poco nel caso di Leo perché ha un quoziente di intelligenza molto alto. A lui vengono proposte alcune mappe per studiare, ma ciò che più conta è finalmente la sua difficoltà viene capita.
L’aiuto della scuola è un successo
Dopo anni di sofferenza in cui Leo viene messo in castigo ogni volta che si comporta in modo non adeguato, arriva la certificazione di iperattività. È la svolta! Finalmente cambia l’approccio delle persone al comportamento di Leo: finiscono le accuse di essere maleducato e si inizia ad ascoltare la sua fatica. In casa questo già avveniva, ma era nel mondo esterno che doveva cambiare qualcosa.
Leo inizia il terzo anno di primaria presentando con tutta la documentazione necessaria, con pronte indicazioni e strategie per genitori e insegnanti. Avrebbe avuto un piano didattico personalizzato ma senza sostegno. Le insegnanti sono state subito collaborative. A chi si chiede se sono insegnanti giovani, lo dico subito: sono maestre prossime alla pensione, così sfatiamo anche il mito che solo gli insegnanti giovani sappiano capire i bambini.
Il rapporto con gli altri genitori va meno bene. I preconcetti sono duri a morire, ma per fortuna non è il caso di tutti, anzi le amicizie che trovano Leo e Chiara sono così belle e vere che diventa più facile dimenticarsi degli altri che non capiscono. Chiara è una mamma molto forte e lo scopo del suo libro è proprio quello di aiutare sempre più persone a capire i bambini come Leo, ma anche tutti gli altri bambini che affrontano ogni giorno la loro fatica di crescere.
Un libro per tutti i genitori
Mia zia diceva quando ero più piccola: “A volte è guardando gli altri che capisci meglio te stesso”. Ho iniziato a leggere il libro di Chiara con la curiosità di voleva sapere di più su un argomento per me nuovo, l’iperattività. Fin dai primi capitoli ho capito che si parlava di molto di più: della relazione tra madre e figlio, della difficoltà di vivere momenti critici nella crescita dei bambini e di gestire il giudizio degli altri. Qualcuno è forse estraneo a questi argomenti?
Forse vi sarà capitato di avere un bambino nella classe dei vostri figli che sembra comportarsi male. Forse avrete voi stessi un figlio difficile da gestire, che mette costantemente a dura prova la vostra pazienza. Sono solo due dei tanti punti diversi da cui potete leggere questo libro e scoprire di poter migliorare, ma di tanto, il vostro modo di essere genitori.
La felicità non sta mai ferma
di Chiara Gambarino
Utet
Qui potete leggere la scheda del libro.
Post in collaborazione con Utet
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