Davanti a un fatto di cronaca che parla di ragazzi che muoiono per un gioco o una sfida, credo non ci sia genitore che non senta gelare il sangue nelle vene. Ci si chiede se si sta preparando il proprio figlio a non cadere nello stesso pericolo. Come scrive Pellai: “Perché solo se si è stati educati a sentirsi responsabili e rispettosi intorno alla morte, lo si può diventare anche nei confronti della vita“. Ai nostri figli abbiamo spiegato abbastanza che non si scherza con la morte? No, non è mai abbastanza. Se non è per evitare una tragedia, parlare della morte ai ragazzi serve per prepararli al giorno in cui dovranno affrontare un lutto.
Ho creato questa immagine per la mia pagina Facebook nei giorni dopo la morte di mio padre. Avevo già perso la mamma tanti anni prima. Ero ufficialmente sola al mondo. Dà un senso di spaesamento la morte dei genitori, ma mi rendevo conto che mi avevano preparata a questo momento pur non sapendo, nessuno dei due, che avevano il tempo segnato.
Come si prepara un figlio alla morte dei genitori?
La morte è un argomento difficile. Molte persone non ne vogliono parlare o hanno paura. Ho visto gente allontanarsi da me dopo la morte dei miei genitori, come se fossi contagiosa. So che avevano paura di sentirmi parlare di uno dei loro incubi: perdere i genitori. Qualcuno me lo ha proprio confidato. Qualcun altro invece mi è venuto a cercare, pur conoscendomi poco, perché da amico di mio padre pensava di doversi occupare di me. C’è gente che non ha paura di parlare della morte: io sono una di quelle.
Come avevano fatto i miei genitori a prepararmi? Non erano malati. Non amavano film horror o le tragedie in tv. Me lo chiedo spesso, perché a mia volta ho due figli da preparare. E’ decisamente tardi per chiedere ai miei come hanno fatto, ma posso cercare di ricordarlo. Iniziamo con i fatti: la morte non era uno spettacolo in casa nostra. Abbiamo sempre criticato i programmi che puntavano le telecamere sulle tragedie degli altri e vissuto interamente le nostre.
La morte è un argomento ‘normale’
Come direbbe Pellai, con i figli parliamo più di vacanze che di sesso e morte. Peccato che siano questi ultimi due a cambiarci la vita più delle vacanze. E’ difficile parlarne, lo so bene. Mio padre parlava della morte dei suoi genitori con la voce che tremava: io sapevo che gli costava fatica, ma in quelle parole con il nodo in gola mi ha insegnato ad amare la vita e rispettare la morte.
In casa nostra nessuno ‘volava in cielo’. Sapevamo di cosa erano morti i nonni o i vicini. Siamo stati portati ai pochi funerali di conoscenti che ci sono stati in quegli anni e andavamo con i nostri genitori a trovare le famiglie dei defunti. Siamo una famiglia credente. Ricordo ancora le sere passate a parlare con mio padre di quello che lui aveva letto sul mondo dopo la morte. Era qualcosa che lo affascinava. Tanto che quando è morto, ho pensato: “Ecco, adesso tu lo sai cosa c’è dopo e io sono ancora qui a farmi domande sulla Trinità.”
Il mio segreto
Ho accettato la morte dei miei genitori perché li ho visti amarsi per tutta la vita. Lei si appoggiava a lui e lui viveva per lei. Mi piace dire che sono figlia di una storia d’amore. Sapere che hanno finalmente conquistato il loro amore eterno mi piace tantissimo e mi dà tanta forza. Adesso è il mio momento di vivere una vita così piena d’amore da riuscire a dare forza un domani ai miei figli.
Ho trovato la forza di scrivere questo articolo, perché questa mattina ho letto l’invito di Pellai in un articolo su Famiglia Cristiana a parlare della morte con i ragazzi perché non siano figli di un vuoto educativo. Io non sono uno psicologo, posso solo raccontare la mia storia e siccome questa volta ne sono uscita forte, spero di aiutare altre famiglie.
LEGGI ANCHE:
Mammafelice dice
Grazie per questo post, è bellissimo e pieno di speranza.
Daniela - QUESTO POST POTREBBE CONTENERE LINK AFFILIATI dice
Grazie, Barbara.