Cosa accade ogni volta che terminiamo un libro che ci è piaciuto? Cerchiamo qualcuno con cui parlarne, qualcuno a cui consigliarlo. A volte continuiamo a ripensare ai suoi personaggi, come se fosse difficile lasciarli oppure ci chiediamo perché l’autore abbia fatto certe scelte narrative da rendere alcuni tratti più o meno chiari. Insomma, quando un libro ci è piaciuto vogliamo parlarne e quando non ci è piaciuto del tutto facciamo i critici letterari. Perché non insegnare questo anche ai bambini? Aiutarli a diventare lettori riflessivi. L’editoria per l’infanzia sembra non soffrire crisi per tutti i libri che produce ogni anno: migliaia di proposte, illustrazioni, stili e storie diverse. Se non consideriamo i bambini dei contenitori in cui buttare dentro le cose è giusto porsi lo scopo di insegnargli ad essere critici. Leggendo Aidan Chambers in Il piacere di leggere e come non ucciderlo (Ed. Sonda) ho capito che è la via migliore per stimolare la lettura, per aiutarli a crescere amanti dei libri e sicuri delle proprie opinioni.
Perché è importante insegnare ai bambini a comportarsi come piccoli critici letterari? La critica ha sempre una base autobiografica: confronta con esperienze vissute del bambino, quindi crea collegamenti, valorizza l’esperienza personale e permette di esercitare quel desiderio di porsi domande che è alla base della conoscenza. In realtà molti insegnanti utilizzano i libri – scrive Chambers – per portare i ragazzi a parlare di un argomento che hanno scelto loro a priori: il libro per parlare di altro, ma si può parlare anche solo del libro. E’ proprio la preoccupazione di dover dire ciò che vuole l’insegnante che intimorisce al punto da non parlare, arriverà a non fidarsi delle proprie opinioni anche fuori l’esercizio di lettura, invece ogni opinione è importante e quando un bambino percepisce che il suo pensiero viene ascoltato, riuscirà a fare ragionamenti sorprendenti.
Cosa serve per iniziare? Sicuramente dei buoni libri. Libri con delle storie, con stili diversi. Questa precisazione degli stili diversi mi ha colpito. Chambers invita a pensare alla fatica che fanno molti ragazzi quando devono analizzare testi diversi, quella fatica nasce dal fatto di aver sempre visto testi simili tra loro. I libri devono essere scelti pensando ai bambini, ai loro gusti, agli interessi del momento, non solo al significato della storia. Servono libri che piacciano a quei bambini lì.
Con quali domande si propone la discussione? Sicuramente non con “perché?”. Bandite anche: Cosa pensi che significhi? Cosa voleva comunicare l’autore? Di cosa tratta realmente questo libro? Sono scoraggianti, puntano troppo a quello che vuole sapere l’adulto. Si inizia invece con domande più semplici e personali:
– Dimmi, cosa ti è piaciuto in questo libro?
– Dimmi, cosa non ti è piaciuto?
– Dimmi, hai trovato dei punti difficili da capire?
– Dimmi, hai trovato motivi ricorrenti?
La ripetizione iniziale è voluta: l’approccio di Chambers prende proprio il nome “Dimmi”.
Il libro propone molte domande da utilizzare come base della discussione: domande generali e domande secondarie, dando delle indicazioni all’adulto che si pone nella posizione di facilitatore in questa discussione che può sicuramente essere sviluppata anche a casa.
Il piacere di leggere e come non ucciderlo. Come imparare a leggere con i bambini e i ragazzi
di Aidan Chamber
Ed. Sonda
Monica dice
Dimmi, cosa ti è piaciuto in questo libro?
– Dimmi, cosa non ti è piaciuto?
– Dimmi, hai trovato dei punti difficili da capire?
– Dimmi, hai trovato motivi ricorrenti?
Me le segno tutte! Grazie! Ottima riflessione!!!
Elena dice
GRAZIE per questo profondo spunto di riflessione!
kemate dice
Le prime due domande le faccio sempre, le altre proprio no, me le segno. Grazie per l’interessante suggerimento, ogni tanto provo a fargli fare qualche recensione ma non ottengo mai grandi risultati, la prossima volta provo a partire da queste domande.
stefania dice
A volte capita di approfondire ciò che abbiamo letto ma non sempre… Se dovessi ogni volta che leggiamo fare troppe domande ai miei figli sono certa che il loro interesse (attulmente molto vivo e vivace) subirebbe un drastico calo. Educarli ad essere critici si, ma senza farli sentire sotto interrogatorio. Credo che i bambini abbiano anche il diritto di prendere con leggerezza le storie che leggiamo con loro e per loro… tutto va dosato, senza esagerazioni.
Daniela dice
Stefania, le domande infatti devono essere solo spunto per avviare una discussione, altrimenti sarebbe un compito terrificante.
'povna dice
Chambers è un grandissimo critico di teoria della lettura per ragazzi. Grandissimo saggio, il suo.
Gio Mazzanti dice
Io mi ritrovo spesso a fare queste domande a mia figlia quando leggiamo libri per la scuola. Non sempre le piace rispondere. Il libro che suggerisco oggi è stato motivo di tante domande ma sicuramente è un eccezione.
Daniela dice
Gio, vedo a leggere di cosa si tratta