
Da quando è scoppiata l’emergenza del Coronavirus, i libri più consigliati sono stati i romanzi che raccontavano le pandemie del passato, ma tra i classici troviamo anche titoli che varrebbe la pena riprendere in mano per capire come affrontare l’isolamento e trovare spunti di riflessione per superare questo periodo e uscirne migliori.
Un’epidemia è una situazione che ognuno vive da un punto di vista diverso, augurandoci di non essere tra i contagiati in situazioni gravi, ci sono medici e personale sanitario che affrontano la malattia dal punto di vista scientifico, ci sono i politici che si occupano della ricaduta economia e ci sono i singoli cittadini che vivono nel presente tra la paura del contagio, il timore di cosa accadrà dopo e la costrizione della quarantena. La limitazione della libertà alimenta le paure e le preoccupazioni, lo sanno bene i grandi scrittori che nel passato hanno vissuto l’esilio, il confino e l’isolamento. Se oggi rileggessimo quei grandi classici che parlano di esilio, potremmo capire come affrontare l’isolamento per uscirne migliori.
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Iniziamo il nostro percorso in cerca di consigli da quella parola che è sulla bocca di molti: questa è prigione. Silvio Pellico nel libro Le mie prigioni scrive le pagine del suo diario dal carcere. Il contesto è politico e ideologico, non si tratta di epidemia, ma la prigione che noi nominiamo quasi per gioco in quel caso è vera. Tra le quattro mura della sua cella Silvio Pellico scopre l’umanità e il perdono verso chi gli ha causato del male. Quando finiremo di colpevolizzare la Cina, i turisti incauti e le scelte del Governo che a detta di alcuni hanno accelerato la pandemia, speriamo di trovare anche noi il perdono perché Pellico insegna che è che dobbiamo arrivare.
Carlo Levi ci racconta un esilio diverso nel libro Cristo si è fermato a Eboli. L’allontanamento dalla modernità, sempre limitata all’epoca del racconto, e l’obbligo a cambiare ritmo di vita e abitudini spingono il protagonista a cercare di capire gli abitanti del paesino in cui si trova costretto a rimanere. Emerge la sfiducia verso lo Stato, la mancanza di aiuti che li fa sentire dimenticati anche da Dio. Allora facciamo questa riflessione su chi sono gli ultimi e su cosa potremmo fare in futuro per accorciare le distanze tra gli aiuti e chi ne ha bisogno, ma riflettiamo anche sul nostro senso di fiducia e rispetto verso le istituzioni: abbiamo reali motivi per lamentarci o è un atteggiamento che ci arriva da chi si oppone sempre per partito preso?
Thoreau è l’artefice del suo isolamento. È lui che decide di ritirarsi nel bosco dove vivrà per alcuni anni. Walden: Vita nel Bosco racconta la riscoperta delle cose semplici, riscopre i valori più importanti che si scoprono solo quando si riesce a staccarsi veramente da tutto.
Non può uscire di casa nemmeno il protagonista di La Metamorfosi di Franz Kafka. Si è trasformato in un insetto, chissà come e chissà perché, ma condizione in cui sembra facile riconoscersi se pensiamo al primo impatto con le notizie sul Coronavirus. Il libro però capiamo presto che è una metafora e dipinge lo stato di solitudine e di distacco dall’umanità. Leggiamo e riscopriamo il valore dei rapporti umani e riflettiamo a come mantenere relazioni significative anche durante i momenti difficili.
Ai più giovani potremmo suggerire di rileggere con occhi nuovi, se già lo conoscono, il libro Robinson Crusoe di Daniel Defoe. Lui è solo su un’isola e ha due scelte: abbandonarsi al panico dell’abbandono o lottare fino all’ultimo per darsi nuovi obiettivi e non perdere la lucidità. La storia è famosa: sceglierà di reinventarsi nella nuova condizione e dare senso a ogni giorno anche con piccole attività.
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