I lavoretti a scuola sono promuovono o uccidono la creatività? È un dibattito certamente non nuovo che da anni cerca smuovere vecchie pratiche che sopravvivono in alcune scuole: far fare un bel lavoretto ai bambini per la festività più vicina. Mai la parola ‘bel’ fu tanto ambigua, perché attorno a quell’esigenza estetica girano drammi di lavoretti bocciati dalle maestre perché non corrispondenti all’originale. Arriva dall‘Università di Milano Bicocca l’indicazione di come trasformare i lavoretti scolastici in vere occasioni creative.
Negli Stati Uniti esce il libro di una docente di Yale, Erika Cristakis, che critica fortemente i lavoretti scolastici definendoli forme di artigianato infantile che si traducono troppo spesso in un’esibizione di abilità delle maestre. Dalle pagine del Corriere della Sera risponde l’italiana Susanna Mantovani, professore ordinario di Pedagogia all’Università Bicocca di Milano: “Resiste nelle scuole più tradizionali, dove ancora si mettono in mano ai bambini dei cartoncini ritagliati dalla maestra e loro si limitano magari ad incollarli. Questo, certo, è la negazione della creatività. Ma gli insegnanti più giovani e aggiornati sanno come mettere a frutto il naturale amore dei piccoli per la manipolazione, l’assemblare, il costruire.” Nella mia esperienza di mamma posso dire che non si tratta di una questione di età degli insegnanti: ce ne sono di bravissimi anche tra i meno giovani.
Quali sono i veri lavoretti creativi?
Il lavoretto scolastico non funziona quando è un prodotto già preparato dall’insegnante che il bambino deve assemblare seguendo un modello. In questo caso non c’è creatività ma solo attività di riproduzione, il più possibile uguale all’esempio mostrato dalla maestra, con conseguente frustrazione se qualche dettaglio non coincide o viene confrontato con il lavoro di un compagno. La creatività c’è quando il bambino può scegliere, quando gli viene data l’occasione di rielaborare il suo vissuto, di integrare la componente sensoriale.
Esempi di lavoretti creativi
La professoressa Mantovani nell’intervista propone esempi pratici di attività creative da proporre ai bambini per realizzare un elaborato da mostrare a casa. Sia ben chiaro che lo scopo non è mai esibizionistico, ma deve diventare occasione per raccontare a casa ciò che si fa a scuola. Il lavoro portato a casa deve consentire di:
- rivivere una attività svolta a scuola
- fare domande, raccontare
- costruire un ricordo che non sia solo un prodotto
Sulla base di questo obiettivo saranno più chiari gli esempi proposti dalla Mantovani:
- creare un portfolio dei lavori realizzati durante l’anno
- raccogliere fotografie e racconti delle attività fatte a scuola
- utilizzare mezzi e materiali che i bambini possono utilizzare per raccontare: il disegno, la fotografia, le interviste, ma anche l’origami.
Spazio dunque ai materiali creativi proposti in modo neutro, con solo qualche spunto da cui trarre ispirazione, ma senza richieste precise.
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