Facciamo un riepilogo delle regole di ortografia più utili per correggere i propri testi o ripassare il modo corretto di scrivere alcune parole. In questo elenco trovate alcune difficoltà ortografiche e le regole più utili per evitare errori.
Regole degli accenti
Si mette l’accento finale sulle parole italiane con due o più sillabe che finiscono con una vocale e che si pronunciano accentate sull’ultima sillaba. Non si mette l’accento sulle parole di una sillaba sola, tranne i casi in cui l’accento serve a distinguere parole con significato diverso.
Da ricordare:
- su qui e su qua l’accento non va
- dà con accento se è voce del verbo dare
- è con accento se significa essere
- sé con accento quando indica il pronome (se stesso senza accento, sé con accento)
- né con accento se indica negazione
- lì e là sono accentati quando sono avverbi di luogo.
Regole per l’uso dell’apostrofo
Si mette l’apostrofo in caso di elisione di vocale davanti a parola femminile che inizia per vocale, non si mette in caso di troncamento. Per distinguere quando la vocale cade per elisione e quando per troncamento il trucco è ripetere la stessa parola a cui vorremmo mettere l’apostrofo seguita da una parola che inizia con consonante.
Esempio: buon è elisione o troncamento? Il dubbio potrebbe venire nel caso di buon uomo, ma se applichiamo il trucco e controlliamo con parola che inizia con consonante vedremo che non c’è elisione ma troncamento, infatti scriviamo buon Natale senza apostrofo. Proviamo invece a vedere se un resta invariato davanti a consonante: posso dire un torta? No, perché sentiamo che manca una lettera (una torta) quindi un è una parola che davanti a parola femminile che inizia per vocale vuole l’accento (un’amica). Vediamo un caso diverso: si scrive pover’uomo o pover uomo? Applichiamo il trucco e verifichiamo con consonante, ad esempio gatto, posso dire pover gatto? no! dico povero gatto quindi scrivo pover’uomo.
Da ricordare:
- qual è non vuole accento
- po’ si scrive con apostrofo e non con accento
- l’espressione c’entra (o non c’entra) si scrive con apostrofo perché significa ci entra (non ci entra)
Regole delle doppie
Molte parole italiane si scrivono con raddoppiamento di consonante e vanno imparate a memoria. Ci sono alcune regole che ci possono aiutare in casi ricorrenti. Ad esempio:
- le parole che finiscono con -bile non hanno mai la doppia b
- le parole che finiscono con –zione non hanno mai la doppia z prima della i
- le parole che finiscono con –ziere e indicano una professione hanno la z
Da ricordare:
- legittimo si scrive con una g
- accelerare si scrive con una l
- eccezionale si scrive con una z
Regola del CQU
Si scrivono con CQU le parole che derivano da acqua (acquazzone, acquario, ecc.), fanno eccezione alcuni verbi: acquistare, nacque, piacque, giacque, ecc.
Regole dei plurali
La maggior parte delle parole italiane si scrive al plurale con -i o -e finali. In alcuni casi ci possono essere dubbi sulla scrittura corretta del plurale in base a come termina la parola al singolare. Le regole del plurale ci aiutano in questi casi particolari:
- nomi e aggettivi che al singolare terminano con -cia o -gia (senza accento sulla i), se prima di -cia e -gia c’è una vocale diventano -cie e -gie (camicie, malvagie), se invece c’è una consonante diventano -ce e -ge (torce, frange)
- se finiscono in -logo e indicano una professione (archeologo) fanno il plurale in -loghi (archeologhi).
Regola dell’H
La lettera h rafforza il suono delle consonanti c e g (chi, che, ghi, ghe), si usa per distinguere ha e ho di avere da a preposizione e o di oppure. Ci sono alcuni trucchi che possono essere d’aiuto per capire quando mettere l’h:
- provare a ripetere la frase con il verbo all’infinito (come parlano i pellerossa nei film di far west: io avere fame), se ha senso compiuto quella A (o, anno) si scriverà con H
- guardare come finiscono le parole successive ad A/HA (o Anno, Hanno, Ho, O):
- -uto, -ato, -ito l’H mette il dito: ha mangiato, ha sentito, ha compiuto
- -are, -ere, -ire l’H fan sparire: vado a mangiare, non riesco a sentire, prova a dormire
- chiedersi se risponde alla domanda DOVE? (a scuola), COME? (a piedi), QUANDO? (a novembre), CHI / A CHI / A CHE COSA? (a Luigi)
- controllare se si può sostituire con OPPURE.
Regola della I con GN e NI
GNA, GNE, GNI, GNU non vogliono la i. Ci sono alcune eccezioni con i verbi che finiscono con -gnare, -gnere, -gnire
- alla prima persona plurale del presente indicativo: sogniamo, disegniamo, ecc.
- nella prima e seconda persona plurale del congiuntivo presente: che noi sogniamo, che voi sogniate
Da ricordare:
Si usa NI in: comunione, coniugazione, coniuge, genio, macedonia, niente, paniere, ragioniere, riunione.
Uso della I con SCE e SCIE
Generalmente nelle parole italiane la sillaba SCE si scrive senza i, fanno eccezione usciere, scienza, coscienza e i loro derivati (scienziato, scientifico, fantascienza, cosciente, ecc.).
Da ricordare:
I verbi che terminano con -sciare (lasciare, tralasciare), perdono la i al futuro prima persona (io lascerò) e al condizionale presente (io lascerei).
Parole che si scrivono con CIE e GIE
Queste parole e i loro derivati si scrivono con cie o gie: braciere, cielo, cieco, crociera, deficienza, efficienza, effigie, igiene, insufficiente, pasticciere, specie, sufficienza (sufficiente), società, superficie.
LI o GLI?
Il suono può sembrarci simile e trarci in inganno quando dobbiamo scrivere parole con li e gli. Alcune regole possono aiutarci a non sbagliare:
- nella maggior parte dei nomi geografici questo suono equivale a LI: Italia, Eolie, Sicilia, Tavoliere, ecc.
- nei nomi derivati che indicano mestieri: gioielliere, mobiliere, giocoliere, ecc.
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