
Il Reggio Children è un approccio educativo per i bambini del nido e della scuola dell’infanzia, ideato da Loris Malaguzzi, che riconosce cento linguaggi attraverso i quali i bambini apprendono e si relazionano con gli altri. Uno dei punti fondamentali del Reggio Children Approch è l’atelier da cui partono i progetti creativi di conoscenza.
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Storia del Reggio Children Approach
L’approccio Reggio Children nasce dall’esperienza di Loris Malaguzzi, insegnante di scuola primaria durante la seconda guerra mondiale. Nel 1946 è insegnante e poi Direttore del Convitto Scuola della Rinascita a Rivaltella (Reggio Emilia) dove ex combattenti partigiani e prigionieri tra i 16 e i 24 anni potevano imparare un mestiere. Nel 1952 il convitto sarà costretto a chiudere ma nel frattempo Malaguzzi avrà avuto modo di partecipare a incontri educativi europei. Proseguendo con la sua formazione in psicologia, si occuperà di bambini con handicap problemi scolastici.
Sono gli anni ’60 quando Malaguzzi inizia a mettere in pratica le sue idee nella Casa di Vacanza a Cesenatico. Nel 1963 inizia a collaborare con il comune di Reggio Emilia sul progetto educativo per le scuole dell’infanzia, contribuendo a farne luoghi di sperimentazione e innovazione. Nel 1980 fonda il Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia che presiederà fino al 1994 facendone un luogo di scambio e confronto di esperienze.
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Libri sull’approccio Reggio Children
100 Linguaggi
La poesia 100 Linguaggi di Loris Malaguzzi riassume i valori dell’approccio Reggio Children, tanto da diventarne suo manifesto.
Il bambino
è fatto di cento.
Il bambino ha
cento lingue
cento mani
cento pensieri
cento modi di pensare
di giocare e di parlare
cento sempre cento
modi di ascoltare
di stupire di amare
cento allegrie
per cantare e capire
cento mondi
da scoprire
cento mondi
da inventare
cento mondi
da sognare.
Il bambino ha
cento lingue
(e poi cento cento cento)
ma gliene rubano novantanove.
La scuola e la cultura
gli separano la testa dal corpo.
Gli dicono:
di pensare senza mani
di fare senza testa
di ascoltare e di non parlare
di capire senza allegrie
di amare e di stupirsi
solo a Pasqua e a Natale.
Gli dicono:
di scoprire il mondo che già c’è
e di cento
gliene rubano novantanove.
Gli dicono:
che il gioco e il lavoro
la realtà e la fantasia
la scienza e l’immaginazione
il cielo e la terra
la ragione e il sogno
sono cose
che non stanno insieme.
Gli dicono insomma
che il cento non c’è.
Il bambino dice:
invece il cento c’è.
Loris Malaguzzi
Ruolo attivo dei bambini
Il Reggio Children Approach riconosce un ruolo attivo dei bambini nel proprio processo di conoscenza. Nel loro percorso vengono guidati dai propri interessi e dalla relazione con gli altri. I bambini vengono lasciati liberi di interagire con l’ambiente circostante. È un apprendimento che funziona lasciando che i bambini ne siano protagonisti in modo naturale, atteggiamento innovativo rispetto ai metodi dell’epoca che privilegiavano un passaggio di nozioni dal docente al bambino, relegato in ruolo passivo.
L’atelier: uno spazio innovativo
Nelle scuole reggiane è presente uno spazio nuovo ed estremamente importate per il ruolo attivo dei bambini nei progetti. Si tratta dell’atelier, un locale in cui vengono esposti i materiali che verranno riutilizzati in modo creativo dai bambini per dare vita ai progetti di apprendimento. L’atelier ha una importanza tale da prevedere una figura di riferimento all’interno della scuola, l’atelierista. In questo spazio troviamo non solo strumenti e accessori, ma grande varietà di carte, tessuti, oggetti di recupero che possono diventare materiale creativo.
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Bellissimi spunti per preparare un ambiente adeguato per il lavoro dei bambini!
Grazie, fa sempre piacere leggere un apprezzamento.