
Cosa possiamo dire sul nostro papà? È sicuramente il migliore del mondo, ci piace giocare con lui. Vorrei fargli tanti auguri per la Festa del papà ma ci mancano le parole. Allora, leggiamo cosa dicono i grandi scrittori nelle filastrocche e poesia sul papà.
Filastrocche sul papà
Sono filastrocche in rima, con frasi che ci aiutano a riflettere sulla figura del papà. Sono testi che possiamo utilizzare per fare gli auguri per la Festa del papà.
Papà di Alberto Pellai
Coccolami ancora per un po’,
tienimi accanto, non dirmi di no.
Con le tue braccia fammi volare
attento alla barba, mi fa grattare.
Se sul tappeto mi tieni incollato
mentre giochiamo al pugilato
“aiuto” grido alla mamma per finta
poi tu ti giri e ti do una spinta.
Tienimi forte sul cuore papà
almeno adesso che la mia età
consente a entrambi in casa ed in terrazzo
di farci coccole senza imbarazzo.
Tra qualche anno, la legge dei duri
ci troverà più grandi e maturi
a fare finta che gli uomini veri
son tutti d’un pezzo e molto seri.
Stasera quel tempo è ancora lontano
tu coccola e gioca con me sul divano.
Per te papà di Roberto Piumini
C’è un uomo grande:
gli faccio domande.
C’è un uomo grosso:
gli salto addosso.
C’è un uomo attento:
gli soffio il vento.
C’è un uomo quieto:
gli dico il mio segreto.
C’è un uomo in casa mia
che mi fa compagnia.
Chi è? Chissà?
È il mio papà!
Per il papà di Cristiana Daga
Nella mia casa-castello
sai chi è il Re più bello?
Sì, certo, è il mio papà!
Anche se per trono ha un sofà…
La corona non gli serve a niente,
per andare fra la gente.
Meglio la cuffia di lana
per difendersi dalla tramontana.
Il mantello… sì lo so!
Non si usa già da un po’…
Meglio un bel giubbotto nero
così è “trendy” per davvero!
Ma la cosa che lo rende un Re speciale
è che da tutti si fa amare.
Ha un cuore buono e adorabile
e per me è un Re formidabile!
Auguri Papà
Poesie sul papà
Le poesie sul padre sono ricche di ricordi. Evocano l’infanzia dei poeti e i momenti più belli passati con il padre.
Il principe di M. Moschini
Arriva un Principe con un cavallo bianco
viene da lontano e sembra molto stanco.
Al posto della spada c’è l’ombrello
e c’è il cappotto al posto del mantello;
però a guardarci bene il cavallo non ce l’ha,
io gli corro incontro e gli dico: “Ciao papà!”
Cos’è un papà di L. Musacchio
Il papà non è solo
l’amico delle capriole sul letto grande
Non è solamente l’albero al quale mi arrampico
come un piccolo orso
non è soltanto chi tende con me l’aquilone nel cielo.
Il papà è il sorriso discreto che fa finta di niente
è l’ombra buona della grande quercia
è la mano sicura che mi conduce nel prato
e oltre la siepe.
Al padre, di Salvatore Quasimodo
Dove sull’acque viola
era Messina, tra fili spezzati
e macerie tu vai lungo binari
e scambi col tuo berretto di gallo
isolano. Il terremoto ribolle
da due giorni, è dicembre d’uragani
e mare avvelenato. Le nostre notti cadono
nei carri merci e noi bestiame infantile
contiamo sogni polverosi con i morti
sfondati dai ferri, mordendo mandorle
e mele dissecate a ghirlanda. La scienza
del dolore mise verità e lame
nei giochi dei bassopiani di malaria
gialla e terzana gonfia di fango.
La tua pazienza
triste, delicata, ci rubò la paura,
fu lezione di giorni uniti alla morte
tradita, al vilipendio dei ladroni
presi fra i rottami e giustiziati al buio
dalla fucileria degli sbarchi, un conto
di numeri bassi che tornava esatto
concentrico, un bilancio di vita futura.
Il tuo berretto di sole andava su e giù
nel poco spazio che sempre ti hanno dato.
Anche a me misurarono ogni cosa,
e ho portato il tuo nome
un po’ più in là dell’odio e dell’invidia.
Quel rosso del tuo capo era una mitria,
una corona con le ali d’aquila.
E ora nell’aquila dei tuoi novant’anni
ho voluto parlare con te, coi tuoi segnali
di partenza colorati dalla lanterna
notturna, e qui da una ruota
imperfetta del mondo,
su una piena di muri serrati,
lontano dai gelsomini d’Arabia
dove ancora tu sei, per dirti
ciò che non potevo un tempo – difficile affinità
di pensieri – per dirti, e non ci ascoltano solo
cicale del biviere, agavi lentischi,
come il campiere dice al suo padrone:
‘Baciamu li mani’. Questo, non altro.
Oscuramente forte è la vita.
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