
La comunicazione tra mamma e figlio è un tassello importante del rapporto. Possiamo capirlo da quante volte è necessario ripetere le stesse cose ai bambini prima di essere realmente ascoltati. I problemi di comunicazione esistono anche tra adulti: per una parola fraintesa o per un tono brusco, si rischia di incrinare un rapporto.
A tutte le età dei bambini dobbiamo prenderci cura di come ci rivolgiamo a loro. Molti problemi nella relazione tra genitore e figlio, come i capricci per citarne uno, nascono proprio dalla qualità della comunicazione. Si inizia fin dai primi giorni di vita dei bambini con la comunicazione soprattutto non verbale e si prosegue accompagnando la crescita dei figli. Una buona comunicazione è il pilastro di un buon rapporto.
Lodare in modo selettivo: non sempre è solo bravo
Quante volte diciamo: “Bravo!” ? Sicuramente tante ma non sono tutti commenti uguali. C’è il ‘bravo’ che significa: mi piace quello che stai facendo. C’è il ‘bravo’ meno presente che significa: sì, va bene, bravo, sto facendo dell’altro adesso. C’è il ‘bravo’ che sembra una sgridata: hai fatto il tuo dovere, bravo, non so cos’altro dirti. I bambini vogliono la nostra attenzione quando ci portano un disegno appena finito, non vogliono una parola distratta. Come comunichiamo attenzione? Ad esempio dicendo perché è stato bravo. Facciamo risaltare i dettagli, dimostriamo di stare guardando. Mi piace come hai disegnato quest’albero. Devi esserti impegnato molto per colorare tutto senza uscire dai bordi.
Usare la comunicazione non verbale con i bambini
Per quanto siano piccoli, i bambini sono perfettamente in grado di apprezzare un gesto di gentilezza nei loro confronti. Capiscono come interpretare un sorriso e ogni altra espressione sul viso della mamma. Vanno alla scoperta del mondo con i sensi: non hanno necessariamente bisogno di restare legati alla parola per capire un messaggio. Per dire bravo possiamo usare la comunicazione non verbale: abbracci, sorrisi, una carezza sulla testa. Possiamo strizzare un occhio o alzare il pollice, come probabilmente fa il bambino con i suoi amici. Una carezza o un bacio sulla guancia rimarranno impressi molti più di un ‘bravo’.
Dare istruzioni senza NON
Nel concetto stesso di dare istruzioni è implicito che stiamo spiegando a qualcuno come deve fare qualcosa, e non come deve non farla. Dare istruzioni con il NON è un’abitudine che crea confusione. Se dico a un bambino di non rovesciare il latte, gli ho detto cosa non deve fare, ma non gli ho spiegato né cosa deve fare, né come evitare di versare il latte. La stressa istruzione detta in modo chiaro per il bambino è: tieni la brocca con due mani e versa il latte lentamente.
Sostituire i consigli con le domande
Quando un bambino viene a raccontarci un suo problema, abbiamo di fronte una vera occasione d’oro per svolgere il nostro compito di genitori aiutandolo a crescere. Spesso siamo portati a dare un consiglio, a dire come dovrebbe agire il bambino per risolvere il suo problema, ma dovremmo trovare il modo di sollecitare nel bambino la ricerca e l’analisi delle soluzioni.
Facciamo un esempio più chiaro. A scuola viene preso in giro da un compagno quando sbaglia. D’impulso un genitore potrebbe suggerire di avvisare la maestra, di chiedere al compagno di smettere. Potrebbero essere soluzioni valide ma se non vengono dal bambino non lo stiamo aiutando a crescere. Stiamo intervenendo a gamba tesa e quando penserà di non ricevere belle idee da noi, smetterà di raccontarci i suoi problemi. Chiediamo a lui come vorrebbe reagire. Valutiamo i pro e i contro delle proposte. Chiediamogli cosa succede se lui risponde male al compagno?
Invogliando il bambino a riflettere da solo lo aiutiamo a ragionare prima di agire, atteggiamento che impara con noi e ripeterà anche quando noi non saremo lì di fianco.
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