Considerando i capricci che ho fatto nelle ultime settimane per scegliere gli abiti da indossare alle cerimonie a cui ero inviata, forse posso archiviare il mio sogno di bambina di diventare un giorno principessa. Forse il destino è stato gentile a non ingabbiarmi in una vita di cerimonie continue. Per quanto uno passi il tempo a dire che certe cose non lo riguardano, che le apparenze non contano e l’abito non fa il monaco, cadono un po’ di riserve quando sai che dovrai presentarti a un centinaio di persone e che queste si faranno la loro prima impressione su di te guardandoti.
Al top del delirio è arrivato il mio papà con una delle sue pillole di saggezza: “Vediamo di prendere le cose con un po’ di filosofia!”. Ok non era una pillola di saggezza, era proprio una tirata d’orecchie. Cosa mi interessa infondo che quel giorno mi vedano in tiro, se tutte le volte successive sarà nella versione jeans e maglietta?
Dopo tanti problemi per non sgualcire giacche e abiti nel viaggio, trovare il colore giusto, un modello adatto a ogni clima possibile, alla cerimonia con tanti invitati siamo arrivati così: uno con i pantaloni stropicciati (colpa della valigia!), uno con un orlo caduto all’ultimo minuto (sembra la teoria del chiodo e del quadro di Baricco in Novecento), una (io, ovvero la più furba del gruppo) con un abito senza maniche e una scottatura con il segno della maglietta preso durante il viaggio. Troppo tardi e troppo lontani da casa per cambiarci. Cosa potevamo fare? Abbiamo riso. Proprio come i Malfatti.
“I cinque malfatti sono cinque tipi strani: uno è tutto bucato; uno è piegato in due, come una lettera da spedire; un altro è tutto molle, sempre mezzo addormentato. Un altro ancora è capovolto, tanto che per guardarlo in faccia ti devi mettere a gambe per aria. E lasciamo perdere il quinto, sbagliato dalla testa ai piedi: una catastrofe. Abitano insieme, questi begli originali, in una casa: ovviamente, sbilenca. E che fanno? Niente, ma proprio niente di niente… Finché un giorno in mezzo a loro, come una punizione di divina, piomba, lui: il Perfetto.”
Si sa: confrontarsi con gli altri è come guardare meglio se stessi. E’ sempre giusto cambiare per non essere inferiori? Se il problema è l’accettazione da parte del gruppo e la propria autostima, forse è meglio scegliere una strategia di “filosofica” come direbbe mio papà.
Quante volte cadiamo in queste situazioni! Incontrando persone nuove, ma anche confrontandoci con lo sviluppo della vita degli altri. I bambini si confrontano spesso con i compagni, quasi sempre lo fanno solo per constatare una novità, dare una notizia. “Tizio ha uno zaino nuovo con davanti un disegno così e cosà”. Qualche volta invece c’è un po’ di perplessità se i compagni ricevono giochi costosi fuori dalle occasioni canoniche, Confrontarsi è una logica dello stare in gruppo e della vita di società in generale, l’importante è farlo con la strategia giusta, quella dei Malfatti ovviamente!
I cinque malfatti
di Beatrice Alemagna – Topipittori .
silvia dice
Molto bello questo albo, l’ho sfogliato in libreria e ne vale la pena.
Grazie
Silvia
Catia dice
Bello il libro e bello il post!
Io ho scandalizzato tutti quando sono arrivata alla Cresima di Matilde in jeans e All Star. Ma io stavo di un comodo!!!!!
Daniela dice
Considerando quanto la comodità incida sull’umore, hai tutta la mia approvazione!
Catia dice
Parole sante!!!!
la rana a righe dice
questo albo è meraviglioso, uno splendido elogio dell’imperfezione (che sta tanto a cuore anche a me)! 🙂
stefania dice
Mi hai fatto proprio ridere nell’ìimmaginare la scena… la tua scottatura, poi, mi ha fatto pensare ad una certa signora (che sono io) che ha vissuto una situazione simile tempo fa… anche io mi feci una risata e pensai “…a chi non stà bene… bhè… può sempre evitare di guardarmi!!”.
Per il suggerimento di lettura posso dire di aver sentito nominare in altre occasioni il libro che segnali ma non lo abbiamo ancora letto. Lo cercherò.