
Quando dobbiamo ricordare qualcosa da fare, istruzioni o indicazioni di lavoro, usiamo la “working memory”, così definita dallo psicologo inglese Alan Baddeley. Con il tempo lo stesso Baddeley riconobbe una sovrapposizione di concetti tra la memoria di lavoro e la concentrazione, tanto che affermò sarebbe stato meglio definirla “concentrazione di lavoro”. La working memory ha una capacità limitata. Quando pretendiamo di riempirla troppo perde informazioni e noi facciamo errori di mancanza di concentrazione come dimenticare di svolgere tutte le istruzioni che ci sono state date o dimenticare di chiamare una persona.
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Tre tipi di concentrazione
Si possono identificare almeno tre tipi di capacità di concentrazione: stato di coscienza, attenzione involontaria e attenzione volontaria. Lo stato di coscienza ha un’ampiezza di situazioni che ci portano dalla sonnolenza (basso stato di coscienza) all’iper attenzione e al panico (altissimo stato di coscienza). L’attenzione involontaria è quella che viene attivata spontaneamente quando qualcosa o qualcosa di nuovo entrano nel nostro raggio di azione: un rumore, lo squillo del telefono, una persona che entra dalla porta. L’attenzione volontaria è quella che attiviamo nel momento in cui decidiamo noi di compiere una determinata azione: leggere un libro, guidare, scrivere, ecc. L’attenzione volontaria è delle tre quella capacità di concentrazione che si sovrappone con la working memory.
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Perché gli studenti si distraggono?
Una ricerca dell’Università del North Carolina ha individuato una correlazione tra la richiesta di concentrazione delle attività (spiegazioni in classe, comprensione di una prova scritta) e la forza della working memory degli studenti: maggiore è la richiesta di concentrazione e gli studenti con una working memory debole si distraggono perché fanno fatica a concentrarsi. Chi ha una working memory più forte e prestante fa meno fatica a concentrarsi. Ricerche sulla working memory hanno evidenziato che ha una forte influenza non solo durante l’atto di ascolto e comprensione di un testo scritto, ma anche per svolgere esercizi di matematica e per la comunicazione verbale, ed è fortemente connessa con la capacità di risolvere problemi e con la cosiddetta Intelligenza fluida, ossia l’abilità di trovare connessioni e trarre conclusioni.
Come si può rinforzare la memoria di lavoro?
È importante distinguere tra tecniche di memorizzazione e brain training. Le tecniche di memorizzazione suggeriscono strategie per archiviare informazioni nella memoria a lungo termine: si tratta prevalentemente di tecniche di associazione visiva in cui si cerca di abbinare una parola a una immagine, visualizzare numeri in sequenza, associarle numeri o parole a persone o a suoni simili ecc.
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Brain Training
Il brain training è un allenamento che sollecita la memoria di lavoro con esercizi mirati, ma dai quali non dobbiamo aspettarsi risultati miracolosi come certe pubblicità che promettono di aumentare l’intelligenza. Messi alla prova, i campioni di menomotecnica dimostrano di avere capacità assolutamente normali. Allenare la memoria di lavoro renderà più forte la stessa e basta. Per noi sarebbe già un ottimo risultato avendo visto quanto è importante per la concentrazione e l’apprendimento. Una forte memoria a breve termine contribuisce al controllo delle reazioni di impulso, migliorando le capacità inibitorie e il più in generale l’autocontrollo della persona.
“Non esiste nessun tipo di allenamento che miracolosamente influenzi tutto il cervello e tutte le sue funzioni. Ma se da una determinata zona, come la mappa della memoria nella corteccia parietale, dipendono molte tipologie di compiti della working memory, come il controllo dell’attenzione, allora può ben valere la pena di dedicare del tempo ad allenarla.” (Torkel Klingberg, Cosa hanno in testa i nostri figli)
L’influenza dell’attività fisica
In una scuola degli Stati Uniti (Naperville Central High School di Chicago) è stato eseguito un esperimento per valutare gli effetti di una attività fisica costante e sostenuta sugli studi. Prima dell’inizio delle lezioni i ragazzi dovevano correre per almeno un chilometro fino a raggiungere almeno l’80 per cento della loro frequenza massima cardiaca (calcolata con la formula fc max=208-0,7*età). Ogni ragazzo indossa un cardio frequenzimetro per valutare la propria prestazione. Facendo leva sulla naturale tendenza dei ragazzi ad aumentare l’impegno in vista di un premio, era stato promesso un voto più alto a chi dimostrava di aver migliorato la performance.
L’esperimento di Naperville
Il programma di Naperville aveva come obiettivo primario ridurre il numero di adolescenti con problemi di obesità e si è distinto da altri progetti per aver sempre puntato alla “condizione fisica” invece che ai singoli sport. Come risultato del programma, oggi solo l’1 per cento degli iscritti alla Naperville ha problemi di sovrappeso, ma i risultati che stupiscono i ricercatori sono ben altri: gli studenti hanno registrato ottimi risultati nelle prove di matematica a livello nazionale.
L’esperimento di Naperville ha dato l’esempio ad altre scuole che hanno deciso di ridurre le ore di lezione in favore dell’allenamento sportivo, registrando anche in questi casi un miglioramento della media in matematica.
Quali esercizi fisici aiutano?
Fare esercizio fisico migliora le prestazioni del cervello, questa è ormai una teoria consolidata che riguarda le persone di tutte le età. L’apporto di maggiore ossigeno al cervello migliora non solo la velocità di reazione, ma porta benefici anche all’attività della working memory e alla capacità di problem solving.
Camminare
Se a livello fisico anche una attività come lo stretching può fare benefici, sono attività più impegnative come una camminata pesate almeno tre volte a settimana che riesce a influire sulla funzionalità del cervello. Non si sono ancora indicazioni precise sulla frequenza e la durata degli allenamenti intensivi affinché si possano vedere dei benefici, ma sicuramente si tratta di attività costanti ed eseguire nel rispetto delle proprie capacità individuali, per cui serve sempre una sorveglianza medica e specialistica sulle attività da svolgere senza affidarsi al fai da te.
Attività agonistica
Per quanto riguarda bambini e ragazzi una pratica sportiva costante di tre o quattro volte a settimana è ottimale per auspicare un effetto positivo sulla capacità cognitiva e sul rendimento scolastico. Inoltre, lo sport migliora la condizione fisica del corpo e aiuta a ridurre lo stress.
L’importanza del sonno
Oltre al controllo dello stress e all’attività fisica hanno importanza per le capacità cognitive anche alimentazione e sonno. Sappiamo che il sonno è un elemento non solo di riposo per bambini e adolescenti, ma di crescita, per cui è importante mantenere una igiene del sonno garantendo almeno nove ore a notte.
L’aiuto dall’alimentazione
Per quanto riguarda l’alimentazione è importante non fare mancare gli acidi grassi omega 3 che servono per la mielinizzazione, ossia la formazione del grasso che ricopre gli assoni dei neuroni nella sostanza bianca del cervello. Ciò non deve indurci a somministrare dosi aggiuntive di omega 3, ma a rispettare una alimentazione equilibrata.
Il rapporto con lo stress
Lo stress influisce negativamente sulle nostre capacità cognitive, esperienza che avremo probabilmente già fatto tutti. Quello che sembra strano capire è come e perché un ragazzo possa essere stressato. In realtà le motivazioni esistono e sono più di una. Tra le principali cause di stress ci sono: rendimento scolastico, relazioni con compagni e familiari, eventuali fattori sociali. L’effetto dello stress è un circuito che si chiude su se stesso: lo stress si ripercuote sul rendimento scolastico, il quale aumenta lo stress e via da capo.
Meditazione e yoga
Tra le attività di aiuto per ridurre lo stress ci sono pratiche di meditazione (yoga, esercizi di rilassamento), l’attività fisica e la musica. Non sono state indicati stili musicali con maggiori benefici: tutta la musica, non solo quella classica, è in grado di migliore l’umore e abbassare lo stress.
Musica
In tema di musica, esercitarsi a suonare uno strumento musicale è una delle attività che allena fortemente le capacità cognitive coinvolgendo molte parti del cervello.
App per la memoria
Torkel Klingberg, professore di neuroscienze cognitive presso il Karolinska Institutet di Stoccolma ha studiato a lungo le funzioni della memoria di lavoro e come sia possibile allenarla. La sua ricerca è alla base dell’attività svolta da Cognition Matters, una fondazione no-profit svedese che si dedica alla divulgazione di attività di potenziamento cognitivo.
Uno dei loro prodotti è la applicazione per bambini Vektor che propone esercizi di memoria a breve termine con un sistema di premi multilivello che rende piacevole e coinvolgente lo svolgimento del gioco. Vektor è solo uno dei possibili programmi di potenziamento cognitivo per bambini e ragazzi. Esistono molti libri e videogiochi con esercizi sulle capacità inibitorie e sull’allenamento della memoria.
Come aumentare la memoria a lungo termine per lo studio
La memoria a lunga termine è l’area in cui conserviamo le conoscenze su di noi, sul mondo che ci circonda e tutto ciò che abbiamo imparato dall’esperienza e dallo studio. La capacità della memoria a lungo termine di conservare le informazioni non è sempre efficace, infatti ci capita di dimentica il nome dell’insegnante che abbiamo avuto in classe per anni. Come possiamo potenziare la memoria a lungo termine?
Lo psicologo tedesco Herman Ebbinghaus a fine Ottocento arrivò a teorizzare la “curva dell’oblio”, ossia la soglia oltre la quale i ricordi iniziavano a svanire con il tempo. Oggi abbiamo conoscenze più approfondite sul funzionamento della memoria per poter supportare la teoria di Ebbinghaus con soluzioni pratiche che intervengono nel funzionamento della memoria potenziandola.
La teoria della curva
Nella teoria della curva era già ben chiaro che senza ripetizioni e richiami continui il ricordo tendeva a svanire. Dopo soltanto venti giorni ricordiamo solo il 20 per cento di quanto appreso se non c’è stato un lavoro di mantenimento della memoria. Ripetere e richiamare i concetti alla mente modifica la pendenza della curva. Ebbinghaus aveva già teorizzato la necessità di un programma di ripetizione diluito nel tempo.
La distribuzione temporale
L’ «effetto di distribuzione temporale» è il procedimento che ci permette di modificare la curva dell’oblio programmando ripetizioni distanziate nel tempo. Oggi questo procedimento è utilizzato da alcuni strumenti di memorizzazione diluita nel tempo come le flashcards di Leitner, o programmi come Anki e SuperMemo.
Gli strumenti di memorizzazione diluita nel tempo permettono di personalizzare la ripetizione sulle proprie capacità. Le informazioni da memorizzare vengono suddivise in gruppi che vengono riproposti gradualmente nel tempo. In base al livello di conoscenza che ne abbiamo conservato si dividono le informazioni tra quelle che ricordiamo benissimo e andranno ripassate tra 15 giorni o un mese e quelle che ancora non ricordiamo e dovremo riprendere tra pochi giorni.
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