
Se un bambino non mangia, scatta l’allerta nei genitori. Questa reazione è comprensibile perché siamo spesso portati a pensare che se il bambino che non vuole mangiare si stia ammalando o rischi di indebolire il sistema immunitario. Se leggiamo i consigli dei pediatri dell’Ospedale Meyer per capire quali sintomi riferire al medico di famiglia e come comportarsi.
Consigli per un bambino che non mangia
Abbiamo sentito spesso dire questa frase sia dai pediatri sia dalle nonne, ma vale per i bambini piccoli in fase di allattamento, svezzamento e poco dopo. Se aspettiamo che un bambino di 10 anni si regoli da solo davanti a un piatto di pasta, rischiamo di attendere a lungo. Dai 2 anni in avanti è corretto vigilare su quanto mangia e quanto beve un bambino, per evitare soprattutto il rischio di obesità infantile.
Valutare l’appetito medio del bambino
Un bambino che non ha interesse per il cibo e uno che divorerebbe costantemente anche le gambe del tavolo sono due quadri diversi da analizzare in base all’inappetenza. Il rifiuto del cibo da parte del bambino può essere transitorio, ma è rapportando con l’appetito abituale e con la crescita che il pediatra potrà valutare.
Cercare la correlazione con eventuali eventi
Spesso un bambino ha poco appetito dopo che non è stato bene, ma solo gli episodi di inappetenza distanti dalla malattia a lasciarci più perplessi. In realtà ci sono alcune fasi della crescita in cui i bambini attraversano periodi di inappetenza: mentre mettono i denti, a volte nei giorni dopo le vaccinazioni, nella preadolescenza e adolescenza.
Proporre cibi leggeri e sani
Il primo pensiero quando un bambino non mangia è di conquistarlo con cibi che gli piacciono. Attenzione alle pietanze scelte. Non è il momento per dolci o cibi salati, perché non compensano la mancanza di una alimentazione nutriente e rischiano di demotivare al consumo di cibi sani. Meglio proporre frutta fresca e cibi leggeri in piccole quantità.
Giocare con le porzioni e i colori
Per invogliare un bambino a mangiare possiamo giocare con le porzioni e i colori delle pietanze: sostituire il piatto con una ciotolina che darà l’illusione di essere un piatto più facile da finire. Alterniamo i colori nel piatto, proviamo a comporre forme divertenti e ad abbinare sapori diversi.
Ricercare il contatto emotivo
A volte sono le emozioni dei bambini la vera causa dell’inappetenza. All’improvviso un bambino mangia poco e nulla perché cerca attenzioni, sta attraversando una tappa della crescita (arrivo di un fratellino, distacco dalla mamma, inserimento al nido, ecc.) che può essere anche una tappa di affermazione del sé, una fase che i bambini attraversano in cui vogliono dimostrare di essere capaci di decidere da soli.
Condividere la cena con la famiglia
Durante lo svezzamento è utile abituare il bambino a mangiare con i grandi, che siano fratelli o genitori. La cena si consuma tutti insieme come momento di condivisione. Sarà l’esempio e la voglia di identificarsi negli altri ad aiutare il bambino a mangiare di più.
Rispettare la routine
I bambini amano la routine perché li rassicura. Sanno che la cena arriva poco dopo il bagnetto, ad esempio. Rispettare gli orari sarà un grande aiuto anche per l’alimentazione. Meglio mettere in tavola cena non troppo tardi, così ci sarà il tempo di digerire bene prima di andare a dormire, ma nemmeno troppo presto rispetto alla merenda o non ci sarà voglia di mangiare.
Coinvolgere i bambini nella preparazione del pasto
Andare a fare la spesa, prendere gli ingredienti dal frigo o dalla dispensa, aiutare a cucinare sono tentativi di coinvolgere i bambini nella preparazione del pasto. Sarete stupiti del cambio di atteggiamento verso le verdure nel piatto quando saranno stati loro stessi a pulirle e tagliarle.
Attenzione alle posate e alla sedia
A volte ci preoccupiamo di un bambino che non vuole mangiare senza chiederci se lo mettiamo in condizione di farlo agevolmente. Soffermiamoci a guardare se il bambino è comodo a tavola, se la sedia è abbastanza alta per arrivare al tavolo, se le posate gli risultano facili da manovrare.
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