
Il lavoro ha una importanza che va oltre i soldi. Il lavoro dà dignità, identità e potere di acquisto. È sempre stato così, da quando i lavoratori hanno conquistato il potere di farsi sentire. La storia ci insegna che il potere economico ha portato potere politico e influenza. Lavorare ci fa sentire bene, anche se può essere pesante. È comprensibile che perdere il lavoro o avere problemi sul lavoro ci faccia stare male. Come possiamo reagire?
La questione lavorativa è delicata, soprattutto quando tocca la sfera emotiva. Perdere il lavoro è un evento che destabilizza. Nei casi in cui la nostra reazione sia così negativa da cambiare il nostro comportamento dobbiamo farci aiutare da una persona in grado di analizzare la nostra situazione e darci consigli mirati. Psicologi e psicoterapeuti aiutano tantissima gente e i consigli che si portano a casa servono per tutta la vita. Cosa ci direbbe un’amica prima di arrivare al consulto con lo specialista? È l’argomento di cui parleremo qui.
3 Cose su cui riflettere
Intenzionalmente non uso la parola “consigli” perché nessuno può dare consigli senza conoscere la situazione precisa in cui si trova l’altro. Trattandosi di un argomento delicato che coinvolge emozioni, autostima, fiducia nel futuro è bene muoversi con attenzione. Questi sono argomenti che tratta uno psicologo e in modo adeguato al caso, qui possiamo solo proporre alcuni argomenti su cui riflettere se ci troviamo in una situazione lavorativa che ci fa stare male.
Ci stiamo annientando?
A molti sarà capitato di perdere il lavoro e trovarsi a dipendere economicamente da un’altra persona (compagno, marito, genitore…). Nei confronti di quella persona ci sentiamo in inferiorità, vorremmo non pesare e cerchiamo di fare tutto il possibile per ricambiare ciò che fa per noi adottando un atteggiamento servizievole (a volte servile!), assecondando ogni richiesta, cercando di anticipare i bisogni. A quel punto rischiamo di annullarci per dare più spazio possibile alla persona con cui ci sentiamo in debito. È rischioso questo? Potrebbe mettere l’altra persona in condizione di potere nei nostri confronti per cui tutto le è dovuto? Siate perdendo l’autostima?
È così brutto pensare di cambiare?
Il cambiamento in ambito lavorativo è molto frequente. Se abbiamo lavorato molto per quella azienda, se era un nostro progetto, perdere il lavoro o vederlo andare male, ci dà la sensazione di fallire. È il lavoro a fallire non noi, è il progetto che è arrivato a un punto di maturazione oltre il quale non può più andare non noi. Cosa ci lega così tanto a questa attività lavorativa da non poterla chiudere? Potrebbe essere l’occasione per cambiare, ricominciare, avere un’altra occasione. Una parte di noi sogna forse di poter ricominciare?
La paura del futuro è un’idea nostra o di altri?
Chi perde il lavoro ha paura di non trovarne un altro in tempi brevi. È una paura comprensibile. Attenzione però al concetto di paura del futuro perché è un’arma potente. Il marketing fa grande uso delle nostre paure per il futuro e ci convince a comprare di tutto. Facciamo un esempio: se uno spot vi proponesse un forte sconto su una lavastoviglie nuova perché la vostra prima o poi si romperà, voi la comprereste? Immagino di no, perché pensate: quando si romperà valuterò cosa fare. Il lavoro non è una lavastoviglie, ma l’esempio serviva a farvi capire che spesso temiamo il futuro senza prima aver provato tutte le strade, ma lo facciamo solo su questioni in cui ci sentiamo in difetto come la perdita del lavoro, un divorzio o la rottura di una amicizia perché di coinvolge più dal punto di vista emotivo che logico. Se adesso proviamo a fare prevalere la logica cosa ci dice in merito al lavoro? Davvero non troveremo altro per pagare le bollette?
2 Immagini da tenere a mente
Se state perdendo il lavoro, vorrei proporvi due immagini da tenere a mente. Sono due personaggi che sicuramente conoscete: Kathleen Kelly (interpretato da Meg Ryan) in C’è posta per te e Lorelay Gilmore (interpretato da Lauren Graham) in Una Mamma per Amica.
Kathleen è costretta a chiudere la sua amata libreria per bambini, ricordo della madre, per colpa non sua ma della serrata concorrenza di una moderna libreria che apre proprio vicino a lei. Nonostante il tormento personale riuscirà a trovare una nuova possibilità: le viene offerto infatti un incarico all’interno di una casa editrice.
Lorelay ha una storia diversa ma non molto: abbandona tutto per poter crescere la figlia come vuole lei e prima di lavorare come direttrice dell’hotel ha svolto ogni incarico senza ritegno perché il suo unico obiettivo era stare con sua figlia e conservare la propria indipendenza.
Sono due esempi di donne che accettano un lavoro diverso, la prima tiene fede alla sua passione per i libri ma ci lavora da un altro punto di vista, la seconda tiene fede solo al suo obiettivo di madre che vuole mantenere la figlia. Hanno accettato lavori diversi, hanno affrontato il cambiamento e sono due personaggi che abbiamo amato. Provate a prenderli come punto di riferimento e chiedervi se il cambiamento vi fa ancora paura.
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