Da diversi mesi ci chiediamo che effetti lascerà il lockdown sui nostri figli. Ormai sappiamo che non è solo il lockdown il problema, ma la scuola tramite la didattica a distanza o integrata, a cui si aggiunge l’impossibilità di relazioni in presenza e l’inevitabile aumento delle paure. Ho chiesto qualche consiglio a Claudia Chiti, psicologa e autrice del libro Peter Taufers e il Castello Segreto, una storia per aiutare i bambini a parlare delle loro paure.
Il Covid ha reso necessarie forme di contenimento del contagio che hanno trasformato le vite nostre e dei nostri figli da un giorno all’altro. Stiamo già vedendo le conseguenze dei mesi di didattica a distanza sulla resa scolastica: minore capacità di concentrazione, argomenti di studio non compresi bene, perdita dell’abitudine a scrivere a mano… Questi sono alcuni dei cambiamenti rilevati dagli insegnanti. Come genitori notiamo altri cambiamenti nel comportamento dei nostri figli da quando è iniziata l’emergenza sanitaria. Non sappiamo ancora quanto influirà questa situazione nel loro futuro. Un pensiero che mi viene come mamma è quello che possano maturare una paura inconscia verso il pericolo invisibile, verso il contatto con gli altri o nel gestire le situazioni di tensione. So che il tema delle paure nei bambini ti sta molto cuore e ti chiedo qualche consiglio su come aiutare i nostri figli a superare e metabolizzare eventuali paure nate con la minaccia Covid.
Cara Daniela, sono d’accordo con te, questo periodo ci sta trasformando molto più di quanto possiamo pensare, cambiando le nostre abitudini, i modi con cui ci relazioniamo, il nostro modo di percepirsi liberi. Ma se l’attenzione rispetto alla salute fisica è al centro dei pensieri di tutti, non lo è altrettanto la salute psicologica di cui poco si parla, ma i cui danni possono essere anche molto più diffusi e prolungati. Siamo costantemente avvolti nella paura e incertezza che si possono trasformare in forte ansia, depressione e alterazioni del sonno e che rischiano di cristallizzarci in una dimensione pericolosa di chiusura in cui le emozioni intense e prolungate ci travolgono senza essere comprese, modulate e metabolizzate trasformandosi in un disturbo psicologico strutturato (disturbo post traumatico da stress). Questo, se per gli adulti può essere vissuta come una situazione delicata, per ragazzi e bambini lo è ancora di più perché non loro hanno gli strumenti psicologici sufficientemente maturi per portare avanti questo processo da soli. Per questo motivo, hanno bisogno degli adulti a fianco che sostengano il loro benessere psicofisico.
Lo scorso anno, mio figlio di 8 anni in un “tema DAD” aveva chiesto a suo modo alla maestra di stargli vicino, di ricordargli che fuori delle quattro mura in cui era confinato esisteva ancora un mondo che lo sosteneva e che non lo aveva dimenticato. Questa credo sia la strada per sostenere la resilienza di tutti perché la gravità con cui può esprimersi trae origine da vari fattori e solo in parte dipendono dal soggetto stesso (dalla sua personalità, dalla sua storia, dal contesto familiare).
Sul web esistono molte ricerche e consigli su come approcciarsi, ma è necessario considerare alcune peculiarità come l’età dei bambini e la gravità del malessere, perché gli strumenti per aiutarli possono essere molto diversi e talvolta si possono ottenere anche i risultati opposti.
Alcuni suggerimenti:
- Parlare con loro e mostrare comprensione per la loro tristezza, solitudine e frustrazione. Perché con empatia e sostegno non si sbaglia mai;
- Verificate le informazioni con cui entrano in contatto: molto più di prima i bambini e ancor più i ragazzi sono lasciati soli al computer o telefono e possono avere accesso a contenuti che poco comprendono o che possono interpretare in modo erroneo e da cui possono essere confusi, con la conseguenza di essere ancora più impauriti.
- Creare distrazioni: Non è importante solo parlare, capire o analizzare, in fondo si tratta di una situazione di cui abbiamo un controllo minimo su quello che accade quindi è importante creare un equilibrio tra parlare delle emozioni e trovare distrazioni, alle quali va lasciato lo spazio necessario per smorzare la rabbia e l’insicurezza. Io per esempio ho organizzato un sabato alternativo con gara di barzellette con familiari connessi e sconnessi in cui ci siamo divertiti moltissimo e in cui i bambini hanno passato il pomeriggio a preparare i premi e le medaglie.
- Autocontrollare le nostre emozioni come genitori e insegnanti perché anche noi siamo immersi nella situazione e possiamo essere angosciati, agitati e assenti, ma facciano il possibile per affrontare le proprie paure senza condividerle con i bambini nella loro intensità. Ricordiamoci che i bambini (soprattutto i più piccoli) dipendono dai genitori per sentirsi sicuri e protetti.
- Disegnare, inventare o creare. Ossia dare un forma visibile e precisa del pericolo che ci affligge, perché la paura si alimenta dell’incertezza e un virus invisibile, inafferrabile e impalpabile lascia vulnerabili e incerti.
- Raccontare una fiaba. Questa, l’ho lasciata per ultima ma è la mia parte preferita, perché da secoli raccontiamo ai bambini più piccoli le storie più terribili sotto forma di favole per insegnare loro le cose importanti. Un mio professore all’università mi disse che c’era molta più psicologia nelle favole di Andersen che nei libri di Freud… e aveva ragione. Non c’è cosa migliore nel vivere la paura nelle favole per scoprire poi che i “cattivi vengono sconfitti, i draghi uccisi e il mondo ritrova il suo equilibrio”. Con le fiabe si possono affrontare molti temi difficili, quindi perché no anche su questa situazione con un pericolo invisibile ma temibile.
Nel caso il malessere o le difficoltà permangano e influiscano negativamente sulla vita quotidiana del bambino conviene rivolgersi al pediatra di famiglia che valuterà meglio la situazione suggerendo eventualmente il ricorso a uno specialista.
Ringrazio Claudia per i suoi consigli di cui possiamo fare tesoro per affrontare non solo il lock down ma anche altre situazioni di stress sui nostri figli.
Claudia Chiti. Psicologa e mamma, si è avvicinata alla scrittura di libri per bambini interessata al mondo delle fiabe. Ho pubblicato un libro: una storia di avventure per ragazzini di 9 a 11 anni intitolato Peter Taufers e il Castello Segreto per aiutarli a capire che “i draghi possono essere sconfitti”.
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