L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito la dipendenza da videogiochi (gaming disorder) tra le malattie mentali inserendola nell’ultima revisione della International Classification of Diseases (Icd-11). Come intervenire in caso di dipendenza da videogiochi in bambini e ragazzi?
Come madre ho d’istinto la reazione di proibire immediatamente ogni videogioco ai miei figli. Conosco bene invece i benefici dei videogiochi e non voglio intervenire con una privazione drastica senza prima cercare di capire meglio i rischi, i sintomi e come intervenire in caso di dipendenza da videogiochi.
Secondo l’esperto, Dott. Federico Tonioni, l’età più a rischio è tra i 12 e i 19 anni con un picco tra i 15-16. Il Dott. Tonioni viene interpellato in questi casi perché è uno psichiatra che coordina l’ambulatorio Internet Addiction Disorders del Policlinico Gemelli di Roma. In collaborazione con l’associazione medici pediatri della capitale sta distribuendo questionari negli studi pediatrici di supporto ai medici che devono valutare casi di dipendenza da videogiochi. Non riesco a trovare in rete i questionari, ma recupero le informazioni sui sintomi dal libro Quando internet diventa una droga dello stesso Dott. Tonioni.
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Dipendenza da videogiochi: sintomi
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fissato come sintomi da dipendenza di videogiochi meritevoli di valutazione il perdurare per almeno 12 mesi di tre modifiche sul comportamento della persona. Il primo: «una serie di comportamenti persistenti o ricorrenti che prendono il sopravvento sugli altri interessi della vita». In secondo luogo, «anche quando si manifestano le conseguenze negative dei comportamenti, non si riesce a controllarli» e, ultimo, «il fatto che questi atteggiamenti portano a problemi nella vita personale, familiare e sociale, con impatti anche fisici, dai disturbi del sonno ai problemi alimentari», ha spiegato Vladimir Poznyak, del Dipartimento per la salute mentale dell’Oms.
Primi segnali di dipendenza
La definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità si riferisce già a malattia mentale. In precedenza uno dei punti di riferimento maggiormente accredito era l’elenco di criteri della Dottorezza Kimberly Young dell’Università di Pittsburg: il perdurare per almeno sei mesi di cinque o più di queste caratteristiche definiva un quadro meritevole di valutazione:
- la persona pensa continuamente al videogioco (Cosa faccio appena mi collego? Come posso vincere? Chi ci sarà online?)
- sente il bisogno di collegarsi frequentemente, per periodi sempre maggiori e come priorità rispetto ad altro (Appena torno da scuola mi collego)
- ha compiuto diversi sforzi per contenere l’uso eccessivo di videogiochi senza reale successo (Oggi ho esagerato, ma domani mi controllo)
- cambia il suo atteggiamento quando non gioca: irrequietezza, atteggiamento lunatico, facilmente irritabile quando gli si chiede di interrompere
- rimane online o sul videogioco più a lungo di quanto avesse preventivato
- mette a rischio relazioni e dovere della vita reale: studio, rapporto con gli amici, interessi
- mente per nascondere l’uso eccessivo di videogiochi o tempo online
- usa internet per sfuggire alla realtà, ai problemi o per alleviare un malumore.
Altri sintomi che vengono valutati eventuali problemi fisici (mal di schiena, dolori muscolari al braccio, affaticamento agli occhi, emicranie, variazioni di peso, scarso appetito, insonnia, la capacità di interagire con il linguaggio non verbale). E’ importante osservare anche la reazione di distacco quando viene chiesto di spegnere (sembra risvegliarsi) e valutare nel quadro generale la presenza di altri interessi oltre al videogiochi, le relazioni con i coetanei e il rapporto con la famiglia.
Quante ore di gioco sono troppe?
Nel libro si precisa che la dipendenza da videogiochi non è sempre proporzionale alle ore passate collegati. Un ragazzo può giocare per qualche ora ma passare tutto il giorno a pensare solo a quello. Sicuramente però stiamo parlando di ore.
È dipendenza anche se vanno bene a scuola?
Secondo Tonioni non vanno osservate solo le pagelle ma il rapporto globale con la scuola. Spesso i ragazzi che fanno grande uso di videogiochi hanno buoni voti a scuola, ma un totale distacco verso tutto ciò che riguarda la scuola.
Come intervenire in caso di dipendenza da videogiochi
In caso di dubbio è sempre consigliabile rivolgersi a un medico, pediatra o consultorio famigliare. Spesso i tempi di attesa sono lunghi e servono indicazioni su come gestire l’immediato. Tonioni consiglia di non intervenire in modo drastico come staccare la spinta o togliere il videogioco di mano, aumenterebbe l’attrito nelle relazioni. Serve arginare l’uso ma anche proporre un’altra soluzione:
- capire le esigenze dei figli verso questo bisogno dei videogiochi (la vita virtuale è migliore? consola da qualcosa che non piace? i successi nel videogioco compensano con mancanza di autostima?); può essere utile studiare il loro avatar e come lo hanno caratterizzato
- aprire un dialogo non solo sull’uso eccessivo di videogiochi ma anche di confidenza per conoscere meglio cosa sentono questi ragazzi
- fornire un modello propositivo: sfruttare le occasioni quotidiane per mostrare come internet sia un mezzo di informazione (cercare aiuto per i compiti, risposte alle loro domande) e non solo divertimento
- ripristinare un uso del videogioco come divertimento, occasione per rilassarsi, esattamente come per noi può essere la pausa caffè e la chiacchierata con un collega
- aiutare i ragazzi a rivedere le loro relazioni, cercando amicizie vere, diventando autonomi nel gestire le attività pomeridiane dedicate ai loro interessi (sport, uscire con gli amici, ecc)
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