
Il 18 ottobre esce al cinema il film “In viaggio con Adele” con Alessandro Haber, Sara Serraiocco, Isabella Ferrari e Patrice Leconte. È la storia di un padre e una figlia che cercano di riavvicinarsi con i propri limiti e paure. L’ho visto in anteprima e vi consiglio di andarlo a vedere soprattutto se avete figli adolescenti.
In viaggio con Adele: la trama
Aldo è un attore di teatro, cinquantenne e con poche relazioni. Tutto ciò che fa è frutto della noia, anche la relazione con Carla, la sua agente. Solo per la recitazione prova ancora un briciolo di sentimento, almeno quel tanto che lo spinge a fare del suo meglio per un importante provino che lo aspetta. Quando arriva la telefonata in cui lo avvisano che è morta Margherita, il suo vero unico e vecchio amore, Aldo scopre che forse c’è stato qualcuno per cui gli sia mai importato qualcosa. Dovrebbe partire per il provino, ma decide di andare a salutare Margherita per l’ultima volta e lì incontra la figlia Adele di cui non conosceva l’esistenza. Adele non sa che Aldo è suo padre. La ragazza deve essere accompagnata dai parenti che si prenderanno cura di lei e così inizia il viaggio con Adele.
La difficile relazione con i figli
Aldo è un uomo ipocondriaco al punto da evitare ogni contatto con gli estranei, compresa la stretta di mano. Adele ha una neurodiversità, forse dello spettro autistico, che non viene mai nominata durante il film. Pur essendo una ragazza senza filtri, che dice tutto quello che le passa per la testa, è meravigliosa nei momenti difficili: capace di aiutare Aldo a gestire una crisi di panico o di farlo riflettere sul senso delle nostre paure. Sono un padre e una figlia che non si sono mai visti prima, ma hanno le stesse difficoltà di ogni famiglia che dopo i primi passi nell’adolescenza si chiede dove sia finito il proprio bambino.
Cosa faresti per amore di un figlio?
Se penso a quale scena mi abbia colpito di più, mi viene in mente un passaggio in cui Aldo cerca di convincere Adele a tornare in auto con lui dopo che avevano litigato. Lui le porge la mano, lei si rifiuta e gli ricorda che lui se la disinfetterebbe subito dopo. Lui non lo fa, le chiede scusa per il litigio, ma non si pulisce la mano. In quel momento ho pensato a quanto è vera quella scena: quando ami un figlio superi tutto, sei disposto a superare i tuoi limiti mentali che ti convincono di aver sempre ragione e quelle paure che si presentano come ostacoli. L’adolescenza di un figlio è la fase della vita che più ci chiede di cambiare e il personaggio di Aldo racconta in modo stupendo questa fatica.
I conflitti dell’adolescenza
Chi non si riconosce in Aldo? Certo, lui ha appena incontrato sua figlia per la prima volta, ma quello che gli capita è la quotidianità per molti genitori. Ci sono giorni che ti mettono così a dura prova e potresti perdere le staffe come Aldo sulla storia del gatto di Adele. C’è bisogno di stare più tempo insieme ai nostri figli, di questo sono fermante convinta e il film me lo ha ricordato ancora una volta. In viaggio con Adele sottolinea l’importanza di dire più spesso ai figli quando gli vogliamo bene, anche chiedendo scusa quando litighiamo, cercando di ascoltarli di più.
Poco dopo aver visto il film, ho scritto questo su Facebook: “All’inizio del film ero sulle mie, perché non è facile affrontare le tematiche dell’adolescenza. È una doccia fredda, che tu la viva davvero o la veda sul grande schermo. Ho finito con il fazzoletto in mano, ho preso la macchina e sono andata ad aspettare mio figlio maggiore fuori dal liceo. Avevo voglia di dirgli che anche io per lui sarei pronta a tutto e rifarei ogni scelta della mia vita in cui lui e suo fratello sono stati al centro.”
In collaborazione con Vision Distribution
Lascia un commento