Vi siete accorti che le famiglie sono scomparse dalle serie tv che guardano i ragazzi? Potrei fare un elenco di telefilm con i nuovi idoli in cui i genitori non vengono nemmeno nominati. Non è mia intenzione farne una teoria sugli effetti sociologici, ma come mamma non posso fare a meno di notare che le serie tv sono così irreali da raccontare vite di minorenni che vivono da soli in college lussuosi senza l’ombra di una famiglia.
Non si parla più di famiglie ma di storie tra coetanei. È un problema? Non saprei cosa rispondere in generale, ma nei discorsi dei miei figli ho sentito qualche richiamo all’idea di libertà delle nuove serie televisive. Se penso a qualcuno che viveva da solo, mi vengono in mente Tre cuori in affitto, ma erano tre adulti!
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Noi guardavamo Happy Days a cena con i nostri genitori che non perdevano occasione per fare un mezzo sorriso quando era la tv a raccontarci le conseguenze di chi non ascolta i genitori. Quando guardo io queste nuove serie con i miei figli sembro il corvo: non credere alla pubblicità quella crema non può dare quegli effetti, non ti compro due camion di patatine per vincere il monopattino ce ne saranno al massimo due, no non prendere come esempio queste due che vivono da sole è chiaro che qualcuno pagherà l’affitto.
Mentre io continuo a fare il commentatore negativo, spolvero le vecchie serie tv anni 80 che pur parlando di famiglia qualche stereotipo lo hanno lanciato qua e là.
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Happy Days
Happy Days ha sicuramente vinto il primo posto in casa nostra per numero di repliche viste. La serie è andata in onda negli Stati Uniti dal 1974 al 1984. Ambientata tra gli anni Cinquanta e Sessanta è la storia di una famiglia e gli amici del figlio. La mamma è la perfetta donna di casa, sempre truccata e pettinata, che sforna torte e accoglie in cucina ogni amico dei figli. Happy Days proponeva quel modello di famiglia che oggi definiamo ‘famiglia del Mulino Bianco’, però c’era: i figli rispettavano i genitori, si doveva chiedere il permesso o inventarsi la bravata per eludere il controllo di mamma e papà che alla fine aprivano sempre le braccia per consolare e aiutare a rimettere insieme i cocci.
Una famiglia americana
“Buona notte, John Boy!” Ve lo ricordate? Una famiglia americana è la storia dei Waltons che vivono nel periodo della Grande Depressione Americana. Trasmessa negli Stati Uniti tra il 1971 e il 1981 è arrivata in Italia solo negli anni Ottanta. Le puntate raccontavano piccole storie di fatica, di rispetto e aiuto. In questa famiglia c’erano addirittura i nonni!
La casa nella prateria
La serie televisiva de La Casa nella Prateria è stata prodotta dal 1974 al 1983. È quasi contemporanea a Happy Days come produzione ma ambientata nell’Ottocento. È una famiglia che vive di sacrifici, in una casa accogliente ma molto piccola, in cui tutti cercano di dare una mano per alleggerire il carico di lavoro dei genitori. Pur essendo in un’epoca così lontana, credo che molte famiglie si riconoscessero in quella storia di umile e dignitosa povertà. La serie ha trattato molti temi forti: l’adozione, l’alcolismo, il razzismo, la malattia di una delle figlie.
La famiglia Bradford
La famiglia Bradford era così numerosa che non ricordo nemmeno un nome. La produzione della serie è durata dal 1977 al 1981. La mamma viveva la fatica di gestire sette adolescenti e un bambino di otto anni. Una famiglia nata dall’unione di due in cui il tema più ricorrente era accettarsi e aiutarsi.
I Robinson
I Robinson mi piacevano molto. La sitcom è stata girata tra il 1984 e il 1992. Non è la sola famiglia afroamericana sullo schermo ma rispetto ad altre è la serie che ha avuto più successo, almeno fino alle notizie sulla vita privata dell’attore che impersonava il padre. Aumentano i figli e negli anni diventa sempre più una famiglia allargata ospitando cugine, generi, nipoti. La mamma è molto diversa da quella di Happy Days, mamma Robinson lavora come avvocato, non la si vede spesso cucinare, mentre è il padre ai fornelli molto più spesso. Le singole puntate non hanno mai temi molto pesanti, ma il concetto che il genitore rappresenti il limite c’è ancora.
Casa Keaton
Trasmessa tra il 1982 e il 1989, Casa Keaton raccontava la storia di una famiglia molto particolare: i genitori erano ex figli dei fiori spesso assenti e con personaggi che dovevano fare ridere. I tre figli impersonano alcuni degli stereotipi più comuni: la bella senza cervello, lo scapestrato, la piccola criticona verso i grandi. Pur dando l’idea di essere una famiglia meno perfetta delle altre erano figure di riferimento per i figli.
Il mio amico Arnold
Quella di Il mio amico Arnold è una famiglia con un solo genitore: un padre adottivo, che ha già una figlia. Nell’avanzare della serie arriverà una moglie con un altro figlio. È andata in onda tra il 1978 e il 1986. La mamma per molte puntate è solo un ricordo, saltuariamente sostituita dalla tata, ma il padre è un personaggio la sostituisce in pieno. Mi è capitato di rivedere alcune puntate con i miei figli e mi sono resa conto di quanto siano ancora attuali i temi: si parlava molto di bullismo a scuola, di farsi accettare e di accettare se stessi quando ci si vede diversi.
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manuela dice
Happy Days lo stiamo vedendo proprio in questo tempo da un po’….mandano in onda tre puntate ogni sera dalle 19.45 alle 21.15…….appuntamento imperdibile per i miei tre fanciulli! Non c’è paragone con quello che c’è oggi di telefilm e quant’ altro! …..anch io sono molto corvo con loro davanti alla TV. …ma ho tolto la possibilità di mettersi a guardare certi vuoti…di contenuto….di dialogo….e chi più ne ha più ne metta!
Daniela - QUESTO POST POTREBBE CONTENERE LINK AFFILIATI dice
Ci sono un paio di serie per ragazzini che non piacciono nemmeno a me: assolutamente prive di contenuti, situazioni in cui la risata registrata scatta quando si denigrano le persone, spesso adulti presi in giro. Non sapevo che Happy Days fosse ancora in onda, su che canale è? I miei figli a quell’ora vedono sempre qualche partita di basket di squadre molto piccole.
manuela dice
Su Paramount Channel?