
Ho passato la domenica pomeriggio a ordinare libri dall’Inghilterra per la nuova passione di mio figlio. Mi sembra così strano guardarlo, parlare con lui e rendermi conto che sta diventando un uomo. Dov’è finito quel bambino che voleva sempre starmi in braccio? Siamo già qui: al punto in cui leggiamo i programmi delle scuole superiori per capire quale sia la sua strada. Sento ancora una volta il bisogno di prepararlo alla vita, di dargli i consigli che serviranno più avanti.
Figlio mio, sei pronto a lottare? Possiamo leggere i programmi di mille scuole, ma è la passione che serve. Sei pronto a dedicare la tua vita per una causa? Qualunque strada sceglierai, qualunque professione, dovrai essere pronto a dare l’anima, perché solo così il lavoro avrà valore. Ogni lavoro è nobile, ma devi dargli un senso. Devi svolgerlo sapendo che stai facendo la tua parte per cambiare il mondo, per aiutare qualcuno, per sostenere chi ha bisogno che tu faccia qualcosa.
Trova qualcosa per cui lottare e quando arriverà l’occasione, non farti indietro.
Dovrai lottare anche quando le cose non andranno come ti aspettavi. Quando scoprirai che non esiste talento innato senza esercizio e fatica, ma che dobbiamo trovare le risorse dentro di noi per resistere e puntare sempre alla luce in fondo al tunnel. Se quella luce non la vedi, forse qualcuno ti illuminerà la strada o forse tu la puoi illuminare agli altri. Non aspettare che le cose cambino, scendi in campo, lotta per quello che è giusto. Fai la tua parte.
Voglio raccontarti una di quelle storie di quando ero piccola che ogni tanto mi chiedi. Ti racconto la storia della luce in baita.
I boschi sopra le nostre montagne sono tutti diversi, questo lo sai. C’è un bosco dove forse ti ho portato solo un paio di volte. Ci andavo sempre con il nonno quando ero bambina. E’ un bosco strano, perché il pendio cambia facilmente e ogni tanto qualcuno si perde e finisce nella vallata opposta, a 30 km da casa.
Eravamo andati nel bosco dopo una pioggia estiva. Al nonno piaceva cercare i funghi e mi portava con lui. Devo essere stata io a distrarlo e a fargli perdere la strada, perché lui invece si orientava benissimo. Forse era troppo impegnato a rincorrermi mentre correvo su e giù a cercare i funghi. Avevo 5 anni.
Il tempo passa veloce in montagna. Quando ci siamo accorti che stava scendendo il buio, eravamo distanti dal sentiero. Nel bosco il buio non perdona, ti avvolge e non vedi più dove andare.
Quando succede di perdersi in un bosco, viene spontaneo camminare in discesa, pensando di arrivare a valle. Sempre che uno scenda nella valle giusta e non in quella dall’altra dalla parte opposta della montagna, o peggio ancora che non scenda in un crepaccio. Sapevamo che c’era un burrone in quel bosco: dovevamo arrivarci prima del buio totale, per non caderci dentro e ritrovare il percorso da lì.
Io tenevo la mano del nonno. Avevo paura? Sì, eravamo soli, o almeno così credevo. A un certo punto abbiamo sentito una musica in lontananza. Scendendo cercavamo di seguire il punto da cui arrivava, finché nell’oscurità è comparsa una luce. Veniva da una baita.
Quando abbiamo finalmente raggiunto la baita, ci siamo accorti che la musica era assordante. La stavano tenendo a volume altissimo con le finestre aperte. Era per noi. Avevano visto l’auto del nonno al bordo del bosco e quando è sceso il buio hanno acceso la musica e le luci per aiutarci a ritrovare la strada.
Quando credevo che fossimo rimasti soli, non lo eravamo. Qualcuno ci aveva aiutati, senza che glielo chiedessimo.
Vorrei che tu, figlio mio, crescessi così: pronto ad aiutare gli altri, senza aspettare che te lo chiedano. Sarà la professione che sceglierai? Sarà una situazione in cui ti troverai coinvolto? Non lo so, ma dai un senso alle tue scelte e non ignorare l’impegno che ti viene chiesto come membro di una società.
Figlio mio, sei pronto per lottare? Allora lotta per la luce, anche se non è la tua!
#fightforlight
Il 28 febbraio, Giornata Mondiale delle Malattie rare, è stata lanciata la campagna di sensibilizzazione in favore della ricerca per le malattie rare #fightforlight. In Italia sono circa un milione le persone affette da patologie rare, molte ancora senza una cura. In questa campagna, io sono ambassador dell’impegno di Dompé, azienda biofarmaceutica italiana che studia soluzioni terapeutiche innovative per patologie ad alto impatto sociale, spesso orfane di cura. Da anni l’azienda sta investendo in attività di ricerca e sviluppo nell’ambito delle malattie rare dell’occhio. In particolare l’azienda ha portato avanti gli studi per i quali Rita Levi Montalcini ha vinto il Premio Nobel per la Medicina nel 1986, applicandoli all’oculistica. A sostegno della campagna #fightforlight è realizzato il cortometraggio In the woods. E’ il video di un uomo immerso nell’oscurità e della sua lotta verso la luce. Una metafora di quanti lottano contro una patologia rara della vista, per i quali ogni progresso della ricerca scientifica può rappresentare un raggio di speranza.
Cosa potete fare anche voi? Condividete il video, i post con l’hashtag #fightforlight o questo articolo. Maggiore attenzione c’è verso le malattie rare e più sostegno diamo alle famiglie che le stanno vivendo e alla ricerca scientifica che sta lavorando per trovare una soluzione.
Post in collaborazione con Dompé per la campagna #fightforlight
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