
Una delle scelte più difficili per una donna è quella tra dedicarsi solo all’essere madre o inseguire una carriera. Ognitanto qualche giornalista si interroga sulla possibilità conciliare la doppia anima di mamma e lavoratrice. Da un po’ di tempo ho un dubbio: quando parliamo di mamme che lavorano, non staremo per caso scegliendo modelli sbagliati come esempio? La risposta potrebbe essere nel libro La felicità è una pagina bianca.
Un libro su una mamma che lavora ed è felice
Se pensiamo ai film degli ’80 e ’90 la donna in carriera era vestita come un uomo e non aveva altre priorità oltre al lavoro. Da lavoratrice era fredda, senza altri interessi, priva di sentimenti. Se si innamorava (Il segreto del mio successo, 1987) o riceveva un bambino in eredità (Baby Boom, 1987) la donna in carriera cedeva il posto a una aspirante mamma senza più ambizioni personali ma solo di rendere felice il pargoletto di tutto.
Ho cercato esempi diversi di mamme che lavoro e che amano i loro figli senza rinunciare ai loro sogni. Grazie a una fortunata ricerca sul sito della biblioteca ho trovato il libro La felicità è una pagina bianca di Elisabeth Egan: l’esempio perfetto di mamma che adora i figli e coltiva sogni.
La felicità è una pagina bianca
Alice è madre di tre figli. Recensisce libri per una piccola rivista femminile, dove lavora part-time. Nel pomeriggio si dedica ai suoi bambini di cui è felicissima. Si ritrova a dover prendere in mano le redini della famiglia quando il marito scopre che non avrà mai la promozione a socio nello studio legale dove lavora, anzi a causa della sua reazione violenta perde anche il lavoro da avvocato. Alice si dimette dalla rivista e accetta l’offerta di un gigante dell’editoria che vuole aprire sale di lettura extra lusso.
L’incarico inizialmente è allettante: Alice deve comporre il catalogo ideale per lettori esigente, ma è l’ambiente lavorativo a crearle qualche problema. Nessuno ha figli, almeno non chi le dà gli ordini e pretende la sua disponibilità a tutte le ore. Il progetto delle sale di lettura degenera, diventando un programma per aprire locali in cui i genitori leggono mentre i figli giocano a videogiochi violenti. Alice non aveva mai nemmeno permesso ai suoi figli di avere la playstation e si sente a disagio, in un ambiente con valori troppo diversi dai suoi. Quando i genitori anziani avranno bisogno di lei, Alice troverà il coraggio di lanciarsi in un progetto imprenditoriale adatto a lei insieme a un’amica.
Cosa mi piace di questo libro
La protagonista ama davvero i suoi figli e ne sente la nostalgia quando è in ufficio. Il lavoro per lei significa realizzazione personale, al punto che metterà l’etica davanti all’offerta di denaro. Diversamente dalle protagoniste dei film che ho citato prima, lei non cambia: resta mamma, resta felice e fa della maternità il suo valore per aprire una nuova impresa. Lei fa cambiare gli altri, ricordando che volere bene ai figli è uno stile di vita.
Mi piace molto anche la complicità tra moglie e marito che viene minacciata inizialmente dai problemi, ma ritorna per amore dei figli: come lei è madre sul lavoro, lui è un padre in carriera. Il padre di Alice è una figura importante che ha determinato il suo carattere. La prospettiva di dare voce non solo al ruolo di madre che lavora ma anche all’amore di un padre per i figli è premiante. Nelle ultime pagine lei consiglia a un’amica di ricordarsi di chiamare spesso sua madre, perché una madre vive per i figli, ma di chiamare anche il padre, perché anche loro amano e trepidano in ogni momento della crescita dei figli.
E’ scritto con una stile impeccabile che ricrea le tante piccole situazioni in cui una mamma sente nostalgia dei figli piccoli, in cui si accorge che li vede crescere. C’è una scena in cui Alice vede la figlia più piccola alla visita di crescita dal pediatra e si sofferma a descrivere questa bimba impacciata con le cosce cicciottelle e le mutandine con un personaggio disegnato dietro, mentre cerca di coprirsi un occhio con la manina per leggere sul cartellone da oculista. Quante volte anch’io mi sono fermata a osservare i miei figli notando piccoli segnali del loro essere ancora tanto bambini.
A chi lo consiglio?
La scelta più ovvia sarebbe consigliare questo libro a una mamma che lavora o che deve tornare al lavoro. Vorrei consigliarlo anche ai papà, perché capiscano cosa scatta nella mente di una mamma, ma credo che sarà dura. Consiglio di leggere questo libro a chi si sente sopraffatta dai figli, vittima imprigionata da una serie di limiti e ostacoli, a chi sente con una palla al piede per il fatto di essere madre. I libri non giudicano, ma aiutano a recuperare equilibrio: leggendolo ritroverete quell’amore folle per i vostri figli che avevate quando erano neonati.
La felicità è una pagina bianca
Elisabeth Egan
Nord
“Quando la vita ti volta le spalle, c’è solo una cosa da fare: credere nei libri…” (da La felicità è una pagina bianca)
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